Politica

Il Papa re, ovvero il ritorno agli anni ‘50

Tutta la città ne parla. E non parla d’altro. Non possiamo sottrarci. I giornali hanno messo in croce il marziano Marino, e anche i suoi difensori aprono ogni loro giudizio con un mantra che sarà anche vero, ma è diventato luogo comune: “Marino è un pasticcione, un narciso, un incosciente”. Facciamo un passo indietro e un passo avanti.

Uscendo senza gloria dalla vicenda della capitale, Marino ha chiesto di avere una risposta a un elenco di cose fatte. Le riportiamo: “Abbiamo risanato i conti dopo aver trovato un buco di 816 milioni, abbiamo chiuso la parentopoli di Alemanno. Abbiamo sbarrato le porte al malaffare di mafia capitale. Abbiamo liberato il centro storico dai camion-bar e dai tavolini abusivi. Abbiamo chiuso la discarica di Malagrotta. Abbiamo portato la raccolta differenziata al livello più alto di ogni altra capitale europea… eccetera eccetera”. Nessuna risposta, si è parlato per paginate e paginate solo di altro, degli scontrini, delle sue reticenze, ma nessuno ha contestato quell’elenco. Quindi si può prendere per buono. Adesso vediamo cosa c’è stato di cattivo in tutta questa vicenda romana che rappresenta sicuramente un passaggio molto significativo nella storia politica del nostro Paese.

Lo scriviamo molto in breve: il presidente del consiglio e il suo Quisling, Orfini, hanno sfacciatamente scavalcato tutte le procedure democratiche. Renzi fa finta di scandalizzarsi per qualche scontrino mentre difende e si tiene all’interno del suo governo degli indagati con ben altre accuse e legittima personaggi come Verdini e De Luca. Renzi, da vero pinocchio, ha addirittura dichiarato che all’inizio aveva simpatia per Marino, dimenticando, dopo le primarie che lo avevano scelto come segretario del Pd, il suo scontento per le primarie romane in cui il suo candidato era arrivato terzo con un misero 8 per cento. E da allora cominciò la lotta aperta al “suo” sindaco. Che sarà stato anche narciso e confusionario, ma si trovava circondato da almeno cento funzionari infedeli e corrotti, da uffici, consiglieri comunali e assessori a libro paga della criminalità e nessun appoggio dal suo partito ridotto a quello che è. Senza dimenticare l’ostilità aperta della curia della città di Roma che, come dimostra il nuovo clamoroso libro di Fittipaldi, non ha nulla da invidiare al malcostume del Campidoglio. E con i romani che stupidamente si lamentavano abbacinati solo dalle buche e dai rifiuti… Inqualificabile poi l’atteggiamento dell’informazione che, con pochissime meritorie eccezioni, ha fatto da cassa di risonanza al più marcio “Potere ” che aveva bisogno assoluto di espellere un personaggio sentito profondamente estraneo. Così si è fatto il gioco del pool antimariniano, ovvero delle forze più reazionarie di questa città: la Curia, il fango del Pd e Fratelli d’Italia. Ora si è tornati alla normalità degli anni ‘50. Il finale è davanti ai nostri occhi ed è ben rappresentato dalla foto del nuovo commissario che ancor prima di prendere servizio si precipita ad inchinarsi di fronte al Papa re.

Un’aggiunta. Nel quindicinale che, come al solito, alleghiamo c’è una mia nota contro la grancassa mediatica che mitizza il “personaggio” Pasolini. So che provocherà insulti, ma è pur sempre una testimonianza della verità dei fatti. Discutiamone.

di Enzo Marzo

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