Sembra che l’eventuale candidatura di Giuseppe Sala a sindaco di Milano abbia provocato più contrarietà che entusiasmo nella vasta e multiforme area che dovrebbe sostenerlo – quella che fa riferimento ai promotori delle primarie, la ex-coalizione Pisapia – e quindi Sala potrebbe prevalere solo stravolgendo i connotati della svolta arancione del 2011. Cioè potrebbe prevalere – perché forte innegabilmente lo è – solo cambiando la base elettorale, perdendo la sinistra politicizzata, e acquisendo elettori trasversali tra centristi e “qualunquisti” vari. A me ciò sembra inaccettabile e incompatibile nei confronti di qualunque tipo di centro-sinistra, e inquietante anche rispetto all’attuale “renzocentrismo” del Pd.
Sala candidato sindaco significa solo ed esclusivamente il manager di Expo. Delle code, del successo in termini nazional popolari e consumisti della manifestazione. Prima di allora Sala era solo stato un direttore comunale (della Moratti) proveniente dalla industria privata. Può darsi che nel suo cuore il Pd fosse “il suo riferimento”, come ha detto in questi giorni, ma da Palazzo Marino non risulta che se ne sia andato sbattendo la porta, bensì indicato concordemente da Moratti e Formigoni come responsabile di Expo. Poi confermato dai governi e dalla giunta Pisapia.
Cosa c’entra Sala col centro-sinistra, con uno schieramento che dovrebbe essere alternativo ai valori e alla storia del centrodestra? Nulla. E’ un manager che deve la sua fama attuale a una nomina bipartisan in un ruolo che avrebbe dovuto essere politicamente neutrale. Difatti – ha precisato in questi giorni – non è lui che ha pensato di capitalizzare il successo ottenuto in Expo lanciandosi in politica. E’ dal Pd che qualcuno lo ha chiamato. E’ raro che ci sia una cosa come Expo, forse si dovrebbe stabilire che non è bene usare quei ruoli bipartisan come non dichiarata palestra per una non confessata pre-campagna elettorale (tra l’altro l’ingratitudine che dimostrerebbe Sala nei confronti del centro destra se si candidesse col Pd mi fa dubitare della coerenza e gratitudine che potrebbe dimostrare domani nei confronti di chi lo propone e/o lo vota oggi).
Chi sta chiamando e spingendo Sala pensa che Expo sia stato un indiscutibile e consolidato successo, a prova di qualunque prossima verifica. Pensa che chi non si riconosce in questo trionfo sia un gufo pessimista inutile, o un radicale antisistema. Sottovaluta, o addirittura persegue, il rischio di spaccare la città – e quella che è stata l’alleanza che ha sostenuto Pisapa – non solo e più su diverse idee, relative ad esempio a solidarietà sicurezza ecologia accoglienza, ma sul riconoscersi o meno nel successo di Expo. Sala non si è accorto che i suoi principali collaboratori stavano andando nel mirino della magistratura. In questo momento non se ne parla più, ma la questione tornerà fuori. Potrebbe anche diventare preoccupante per Sala, e quindi per chi lo sostiene. In ogni caso – a differenza di alcuni amici che su Facebook sostengono che la candidatura Sala potrebbe consegnare Palazzo Marino a 5 stelle – non temo tanto l’eventuale sconfitta del candidato Sala, quanto la deprimente e inevitabile contrapposizione tra Expo e No Expo perpetrata nel futuro, dominante nella campagna elettorale e oltre.
E il rischio (perché tale è anche se dovesse vincere, anzi soprattutto in quel caso) che un certo spirito Expo possa applicarsi a tutto, c’è: le buone cause come verniciata propagandistica di un mix di campanilismo e mercantilismo, per non dire affarismo. Certo questi pericoli li si può correre anche con un candidato politico, ma in un percorso politico/civile li si può controbilanciare, si possono perseguire obiettivi veri di sostenibilità sociale e ambientale. Dall’alto dell’Albero della Vita no. Resta da capire perché Renzi e chi la pensa come lui su Milano abbia avuto quest’idea e perché la porti avanti. Perché pensano che Sala sarebbe un fedele esecutore? Perché tentati dal trionfo? Un amico “renziano” mi ha risposto con una teoria che sono convinto circoli nelle conversazioni private delle alte sfere matteocratiche: senza Pisapia si rischia di riconsegnare Milano alla destra, o addirittura ai grillini. Questa teoria magari circola, ma è falsa o bizzarra. Se il timore è di perdere a Milano, dopo che si è usciti dalla crisi (dicono) e dopo che sui media mondiali si parla di quanto è #bella#milano, e dopo il successo dell’Expo, allora la questione è nazionale, si pensa di perdere ovunque. Non c’entra il candidato, e perderebbe anche Pisapia ricandidato. A mio parere invece a Milano ci si può permettere di candidare un genuino e progredito centrosinistro perché non rischia di perdere al ballottaggio. A meno che non sia in atto un sommovimento tellurico nel popolo insoddisfatto. In tale ottica candidare Sala sarebbe un tentativo bellico di risolvere la situazione con una sorta di Commissario legittimato dal voto, sapendo benissimo (anzi volendo) che ciò romperebbe irreversibilmente le caratteristiche politiche di questi 5 anni milanesi.