Guai a picco sul mare. La piscina della villa di Ravello dell’ex ministro Renato Brunetta sarebbe stata realizzata in difformità dall’autorizzazione: la procura di Salerno ha notificato tre avvisi di garanzia al direttore dei lavori Nicola Fiore (oggi assessore al Bilancio del Comune di Ravello), al titolare della ditta esecutrice della costruzione Vincenzo Scala, consigliere comunale di maggioranza e a un altro tecnico. Secondo quanto accertato dalle indagini condotte dalla sezione navale della Guardia di Finanza, su disposizione della procura, i lavori – che risalgono al 2012 – sono stati realizzati ricavando maggiori volumi rispetto al progetto originario.
La villetta e l’inchiesta
Non è la prima volta che la magistratura si interessa alla residenza del capogruppo alla Camera di Forza Italia, a cui hanno anche conferito la cittadinanza onoraria del comune della costiera. Una prima indagine partì dopo l’inchiesta ‘Casa Brunetta’ condotta dal programma di Rai Tre Report. Ma la villa che affaccia sulla costiera amalfitana fu oggetto anche di un’altra inchiesta giornalistica, ancora precedente, condotta dal settimanale L’Espresso nel 2008. La residenza era composta originariamente da due ruderi acquistati nel 2003 per 53mila euro e, in seguito alla ristrutturazione (per la quale Brunetta accese un mutuo), si trasformò in una villa di 11 vani a picco sul mare. Nel 2005, poi, l’ex ministro comprò un’altra casetta vicina alle altre al prezzo di 11mila euro, la depandance. Il prezzo di mercato della residenza lievitò superando il milione di euro. Un affare d’oro. “Tutto dichiarato, tutto trasparente” dichiarò l’ex ministro. L’avvocato di Brunetta ribadì che durante i lavori non vi fu “aumento alcuno di cubatura” e che la ristrutturazione fu “autorizzata dalle autorità competenti”. Eppure già nei giorni successivi alla messa in onda del servizio di Report gli uomini della Guardia di Finanza acquisirono presso l’ufficio tecnico comunale tutti gli atti relativi alla villa di Brunetta, aprendo un altro fascicolo sulla ‘carriera politica’ dell’allora sindaco di Ravello.
L’affare di allora e gli indagati di oggi
All’epoca dell’acquisto, infatti, il primo cittadino era Secondo Amalfitano (che non è tra gli indagati). Tra i destinatari degli avvisi di garanzia ci sono invece Nicola Fiore, il geometra-assessore al Bilancio del Comune di Ravello e Vincenzo Scala, ex tesserato di Forza Italia che divenne consigliere comunale di maggioranza nel 2011. Era stato Fiore, l’uomo più vicino al sindaco dell’epoca, a seguire in precedenza tutte le pratiche urbanistiche e a rappresentare Brunetta nell’acquisto di uno dei due ruderi. L’ex primo cittadino Amalfitano era del Pd, poi nel 2008 passò nel Pdl diventando consigliere ministeriale di Brunetta (a capo del dicastero della Funzione Pubblica), che l’anno dopo lo nominò anche presidente di Formez Italia. A riguardo l’avvocato di Brunetta specificò che l’autorizzazione paesaggistica fu rilasciata dall’allora sindaco “4 anni prima della nomina di Renato Brunetta a ministro”.