Cinema

Snoopy & Friends – il film dei Peanuts, un sacrilegio cinematografico: puro pretesto commerciale per fare cassa alle spalle dei ricordi

Si viaggia con il pilota automatico del ricordo stereotipato (lo sporco, la petulante, la sportiva, lo sfigato, il genio timido) e mai, ma proprio mai, nemmeno per un minuto, ci si abbandona ad una tenera evasione, ad un bizzarro cazzeggio psicanalitico per il tormentato Linus o per l’ardimentoso Charlie Brown

di Davide Turrini

Era una notte buia e tempestosa…” e tutti avevano una fretta boia. Sì, perché a chi accompagnerà in sala il proprio figlio o nipote a vedere Snoopy & Friends – il film dei Peanuts, o a chi sulle ali della nostalgia tornerà a salutare i vecchi amici Charlie Brown e Piperita Patty, toccherà come tenersi stretto alla poltroncina. Steve Martino e la Blue Sky Studios hanno pensato che ai Peanuts servisse una robusta accelerata di ritmo. Non aspettatevi quindi una qualunque miniserie tv anni settanta o ottanta con il suo blando incedere motorio dei personaggi e il rallentato riflettere elucubratore di Linus. Qui si corre, si ha fretta, tutto va al ritmo della dance da discoteca con That’s What I like del dj Flo Rida o di Better When I’m Dancin’ di Meghan Trainor.

Ogni sequenza è stata montata modello ‘un fotogramma al secondo’ e soprattutto tra una sequenza e l’altra non c’è mai spazio per respirare. Snoopy, Woodstock, Charlie Brown si muovono di continuo come indemoniati, su e giù, giù e su, nel paesello incantato di casupole basse dei Penauts. CorriSnoopy, corri sulle note di ottoni sparate da Christophe Beck e David Benoit come fossero pazzi discepoli di John Williams. La cifra stilistica di questa attesa edizione cinematografica dei Peanuts è una scarica elettrica di suoni, parole e azioni che nemmeno un capitolo di Matrix o Hunger Games potrebbe battere. Segno dei tempi, si dirà.

Ma la frenesia e la concitazione che c’entrano col mondo dei Peanuts? Nulla. Eppure si va avanti, si galoppa. Al cinema anche il ritmo, la scelta del tempo ha un senso. Ricordate quando all’improvviso gli zombie invece che incedere lentamente come nei film di Romero hanno cominciato a correre come centometristi nel 2004 con Zack Snyder? Non è vero che ce ne siamo tutti usciti dalla sala dicendo che non ce n’era bisogno? Ecco, allora non ce n’è bisogno nemmeno qui.

Snoopy è un cagnetto placido che dorme sul tetto della sua cuccia/casetta in legno rosso e non uno scapicollato dispettoso e quasi imbecille spalla comica di chicchessia. E che diamine! Se poi pensiamo che lo script è la semplice dilatazione dell’episodio in cui Charlie Brown si innamora della nuova vicina di casa appena arrivata, che vogliamo dire? Che si potevano spremere un po’ di più le meningi e raccontarci che so, una nuova storia? Per non tacere della piallatura di ogni possibile sottotesto o approfondimento dei singoli personaggi.

Si viaggia con il pilota automatico del ricordo stereotipato (lo sporco, la petulante, la sportiva, lo sfigato, il genio timido) e mai, ma proprio mai, nemmeno per un minuto, ci si abbandona ad una tenera evasione, ad un bizzarro cazzeggio psicanalitico per il tormentato Linus o per l’ardimentoso Charlie Brown. Snoopy & Friends – Il film dei Peanuts è un puro pretesto commerciale per far cassa alle spalle dei ricordi. Un sacrilegio cinematografico che urla vendetta. Qualcuno obietterà certo che nel film i personaggi ‘adulti’ emettono ancora il classico gorgoglio irriconoscibile della serie, che divide così il mondo dei bambini da quello dei grandi, ma qui dopo qualche lampo di amarcord il film finisce in vacca come qualsiasi episodio di Peppa Pig nel pomeriggio di un canale digitale.

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