Scuola

Università: tutti d’accordo a premiare il merito. Meglio di no, grazie  

“Sono vent’anni che diciamo che le nostre università fanno schifo… cominciamo a premiare il merito”: parole del Presidente del Consiglio Matteo Renzi a Porta a Porta, il 19 maggio scorso. Parole avventate: chi dice che le università italiane fanno schifo, oltre a Matteo Renzi? Di certo non le statistiche di valutazione delle agenzie internazionali che situano l’Italia al settimo o ottavo posto nel mondo per la qualità della ricerca scientifica e le migliori università italiane (Milano Politecnico, Bologna, Roma Sapienza, etc.) nello stesso gruppo di quelle di Amburgo, Dresda, Bruxelles, Anversa o Stoccolma.

Se si dovesse scrivere un post su ogni strafalcione del nostro attuale Presidente del Consiglio, si riempirebbero biblioteche; l’intervista rilasciata a Porta a Porta va aggiunta alla nutrita serie di espressioni populistiche dei nostri politici, fatte per solleticare un elettorato che preferisce slogan e luoghi comuni a dati oggettivi. E’ però interessante la promessa del Premier: cominciamo a premiare il merito. Pochi giorni dopo l’intervista, infatti, veniva promulgato il decreto ministeriale che stabiliva il Fondo di Finanziamento annuale delle Università italiane, decurtato rispetto a quello dell’anno precedente di circa 150 milioni di euro (2%) e di un miliardo (14%) rispetto a quello del 2009, secondo uno studio recentemente presentato da Sapienza Università di Roma: in pratica e per farla breve, l’intero sistema universitario pubblico nazionale costava allo Stato oltre 7 miliardi e 400 milioni di euro all’anno negli anni 2008-2009 e 6 miliardi e 400 milioni nel corrente 2015, con un premio netto “per il merito” di meno un miliardo. I dati di Sapienza corrispondono a quelli del Miur, a meno di piccole variazioni dovute evidentemente all’inclusione o esclusione di voci accessorie, quindi penso che siano affidabili.

Nella costante diminuzione del Fondo di Finanziamento Ordinario, già esiguo rispetto agli analoghi stanziamenti dei nostri vicini europei, osservata nel corso degli ultimi dieci anni, spiccano alcune coincidenze significative. Nel decennio 2005-2015, il Ffo annuale tocca il suo massimo negli anni 2008 e 2009 (secondo governo Prodi); la Valutazione della Qualità della Ricerca (Vqr) 2004-2010 viene affidata dal Miur all’Agenzia Nazionale di Valutazione dell’Università e della Ricerca nel novembre 2011 quando il Ffo è già calato di mezzo miliardo (governo Berlusconi; ministro Gelmini al Miur); il calo e la valutazione continuano di pari passo, tanto che quando a luglio scorso l’Anvur approva il bando per la Vqr 20011-2014 il Ffo ha perduto rispetto al 2011 un altro mezzo miliardo di euro, ovvero un bel miliardo tondo tondo rispetto agli anni 2008-2009; al governo c’è Matteo Renzi con le sue interviste.

E’ difficile credere che l’Anvur sia qualcos’altro che uno specchietto per allodole il cui scopo è dare una verniciata di meritocrazia sopra i tagli selvaggi del finanziamento dell’Università italiana decretati negli anni dai governi Berlusconi e Renzi. Si fa finta di valutare allo scopo di poter dire che le università hanno avuto meno soldi per colpa del loro scarso valore scientifico; ma il “premio” di Berlusconi e Renzi è una punizione generalizzata e la valutazione del merito stabilisce chi sarà punito di più e chi sarà punito di meno. Si sono salvate solo le Università che in qualche modo erano legate al ministro dell’Università in carica, di volta in volta Profumo (Politecnico di Torino), Carrozza (Sant’Anna di Pisa), etc. A questo punto vorremmo rivolgere una preghiera al Presidente del Consiglio: potrebbe, per favore, smettere di premiarci?