Mueller ha scritto ai ministri delle Finanze della Ue garantendo che la casa di Wolfsburg pagherà le eventuali tasse supplementari sugli 800mila veicoli con emissioni di Co2 superiori a quanto dichiarato, in modo che i costi non ricadano sui consumatori. Intanto la Commissione Ue chiede ai Paesi di fare verifiche anche sugli altri produttori
Non solo i costi per modificare i motori truccati, le multe e gli eventuali risarcimenti a consumatori e azionisti. Dopo l’allargamento dello scandalo ai motori a benzina, per Volkswagen c’è anche la tegola delle tasse di circolazione. Che in Germania sono in parte legate alle emissioni di Co2. L’amministratore delegato Matthias Mueller ha scritto ai ministri delle Finanze della Ue garantendo che la casa di Wolfsburg è pronta ad accollarsi l’eventuale pagamento supplementare sugli 800mila autoveicoli con consumi – e dunque emissioni di anidride carbonica – superiori a quanto dichiarato. Mueller, insomma, chiede ai ministri di inviare il conto direttamente all’indirizzo di Wolfsburg, salvaguardando i clienti. Come auspicato dal ministro dei Trasporti tedesco, Alexander Dobrindt. Secondo l’associazione ambientalista tedesca Deutsche Umwelthilfe il gettito perso da Berlino a causa della truffa è di almeno 1,8 miliardi.
L’impatto sui conti del gruppo tedesco è destinato dunque a lievitare. L’agenzia Moody’s, che due giorni fa ha tagliato il rating di Volkswagen, stima che nello scenario peggiore la truffa sulle emissioni costerà alla casa automobilistica fino a 31 miliardi di euro. Mentre nella migliore delle ipotesi il gruppo dovrà sborsare 9,5 miliardi. Ma la stima è stata fatta prima che fossero rese note le irregolarità sui motori a benzina. Moody’s analizza tre possibili scenari: in quello più favorevole, Volkswagen riesce a mettere in atto una efficace soluzione tecnica per rimediare alla “crisi”, i 6,5 miliardi di euro di accantonamenti sono sufficienti a coprire i costi associati e la casa versa 2 miliardi di euro in controversie legali, con un impatto cash complessivo di 9,5 miliardi. Nello scenario mediano, il gruppo tedesco trova invece una soluzione tecnica per il diesel gate ma deve far fronte a 7,5 miliardi di costi più altri 4 miliardi per le controversie legali. L’impatto complessivo viene stimato in 20,5 miliardi fino al 2017. In base a questo scenario il merito di credito di Vw ritornerebbe ai livelli precedenti entro il 2017.
Lo scenario peggiore prospetta invece che Vw non trovi una soluzione fattibile tecnicamente o economicamente e sia costretta a riacquistare tutti i 482.500 veicoli coinvolti negli Usa e paghi costi legali per 10 miliardi. L’impatto sarebbe di 31 miliardi nel periodo 2015-17. E’ “lo scenario che Moody’s ritiene meno probabile”, ma implicherebbe “un significativo indebolimento” degli indicatori. “La revisione delle politiche finanziarie e altre misure di riduzione dei costi potrebbero attenuare l’impatto della crisi sulla liquidità e le variabili di credito di Vokswagen, ma ci potrebbero volere trimestri, se non anni, prima che l’entità del potenziale impatto sulla reputazione, gli utili e il cash flow diventi chiara”, nota Yasmina Serghini-Douvin, l’analista di Moody’s autrice del rapporto.