Il concerto, in programma domenica 8 novembre presso l’Auditorium Parco della Musica di Roma, prevede un repertorio importante, prestigioso di The Voice, “saranno 18 brani leggendari proposti dal vivo come mai prima, per ricordare un artista dalla voce e dallo stile inconfondibile, indenne al mutamento delle varie mode musicali”.
Maestro Di Lella, chi è Frank Sinatra per lei?
Per me è uno dei più grandi cantanti. Ed è colui che più in assoluto ha utilizzato la big band, la mia vera passione, l’orchestra tipica americana di fiati ai quali si aggiungono anche gli archi. Sinatra è per me un riferimento nel canto con la grande orchestra. Ha suonato con i più grandi musicisti swing e jazz, anche con la Count Basie Orchestra che adoro.
Come nasce l’idea di coinvolgere un artista come Tony Hadley in questo progetto?
Ovviamente Tony ha tutt’altra storia, lui parte nel modo che tutti conosciamo. Avendo problemi noti con la sua band, gli Spandau Ballet, fra litigi interni al gruppo, cause e tribunali, Tony nel frattempo ha fatto un percorso autonomo e indipendente dal gruppo. In Inghilterra ha registrato un disco swing e in repertorio aveva anche pezzi di Sinatra. Così mi è venuta l’idea di proporgli di fare uno spettacolo insieme come quello che ci accingiamo a fare, e lui è stato entusiasta sin da subito. Avevo colto nel segno. Se non avessi avuto la curiosità di chiederglielo non si sarebbe realizzata questa idea.
Che idea ha di Hadley dal punto di vista artistico?
Ha un timbro riconoscibilissimo, una fibra importante, riesce ad avere grinta, ha una grande estensione… Tutte le caratteristiche per far sì che una voce abbia successo. Non è un caso se certe persone negli anni riescono ad avere ancora tutte le qualità. L’ho rivisto a luglio a Roma con gli Spandau, e nonostante il gruppo fosse fuori allenamento, ha suonato benissimo e lui continua a cantare benissimo. È un cantante con una grandissima sensibilità, le sue capacità tecniche e vocali sono il suo punto di forza a prescindere da tutto.
C’è qualche caratteristica che aveva Sinatra e che però a Tony Hadley manca del tutto?
Beh sicuramente la cultura dalla quale partono è totalmente diversa. In Inghilterra, il jazz e lo swing sono generi che hanno attecchito paradossalmente molto meno, anche rispetto all’Italia. Sono generi considerati obsoleti, si va avanti su altre direzioni, pur conservando grandi musicisti jazz. Però sono orientati verso cose diverse e nuove. E con gli Stati Uniti da questo punto di vista sono mondi diversi. Ma ciò non toglie che si possa avere una passione come nel caso di Tony Hadley, un grande estimatore di Sinatra. Di fondo la differenza è culturale, questo è inevitabile.
L’idea di festeggiare il centenario di Sinatra dunque parte da lei…
Sì, essendo un appassionato e avendo poi trascritto molti dei suoi brani più importanti e conosciuti, è un repertorio che faccio da anni con la mia band. Ero alla ricerca di un interprete importante e sono arrivato a Tony Hadley, che ha subito accettato la proposta.
Per lei la musica è sempre occasione per far festa: anche quest’anno celebrerà il Capodanno in maniera particolare.
Già, è vero. Anche quest’anno assieme alla mia orchestra festeggeremo il Capodanno di Roma all’Auditorium e reinterpreteremo le più belle colonne sonore del cinema italiano. Sarà un inedito momento musicale per la città eterna attraverso la grandezza compositiva di Nino Rota, Ennio Morricone, Nicola Piovani, Stelvio Cipriani, Piero Piccioni e Riz Ortolani.