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Gabriele Muccino, lo sfogo: “Gli italiani mi fanno paura. Mi è sembrato di tornare al fascismo”

Dopo il post pubblicato su Facebook, nel quale il regista de L'Ultimo bacio aveva definito Pier Paolo Pasolini un "regista amatoriale" e gli attacchi ricevuti in seguito a questa affermazione, Muccino parla ai microfoni del TG Zero di Radio Capital: "Quello che è successo è una vergogna non per quello che ho scritto, ma per quello che gli italiani sono riusciti ad esprimere. Non è l'Italia che ho lasciato nel 2005, quando mi sono trasferito in America: dieci anni fa la gente non era così"

Gli italiani mi fanno paura, oggi più di ieri: questa violenza verbale, scritta senza nemmeno il pudore della violazione delle regole basiche dell’educazione, mi spaventa. Non è l’Italia che ho lasciato nel 2005, quando mi sono trasferito in America: dieci anni fa la gente non era così“. E’ così che Gabriele Muccino, raggiunto dal TG Zero di Radio Capital, parla del suo post su Facebook, nel quale aveva definito Pasolini un “regista amatoriale” e degli attacchi che sono seguiti a questa affermazione. “Quello che è successo è una vergogna non per quello che ho scritto, ma per quello che gli italiani sono riusciti ad esprimere: mi è sembrato di tornare al fascismo, quando gli squadristi aggredivano chi la pensava diversamente – continua il regista de L’Ultimo Bacio – Se tutti quelli che hanno scritto qualcosa avessero una vera conoscenza di Pasolini, saremmo un popolo di letterati. Nemmeno un decimo di quelli che hanno scritto sanno chi è Pasolini”.

“Pasolini è stato il portatore del libero pensiero e della provocazione intellettuale: sapeva che sarebbe andato incontro alle sassaiole, ma questo non lo ha fermato. Lui era un anticonformista e probabilmente si sarebbe schierato dalla mia parte”, continua Muccino. “Il mio pensiero è solo sul regista e non sul pensatore, sul poeta o sullo scrittore. Vivo in una dicotomia surreale: mi trovo a stringere la mano a una leggenda vivente come Ridley Scott e poi mi trovo ad avere a che fare con polemiche che sono di altra levatura. Quello su Pasolini è un pensiero che nutro da quando ho 16 anni: sono cresciuto con dei punti di riferimento, e fra questi lui non c’è mai stato. Filmicamente, per me, altri registi hanno significato di più. Ripeto: filmicamente. Io non sono un critico né uno studioso di critica – continua Muccino – io faccio film, sono un muratore del cinema, e come tale preferisco attingere ad altri stili cinematografici. Per cui ho scritto su Facebook un pensiero che non è nato nel giorno dell’anniversario della sua scomparsa, ma che ho da sempre, e che è sembrato provocatorio e sacrilego”.

E alla domanda su eventuali messaggi di solidarietà ricevuti da colleghi, il regista, attualmente nelle sale con ‘Padri e Figlie’, chiosa: “Ne ho avuti, alcuni pubblici. Ma chi ha voluto dire che ho avuto coraggio me l’ha scritto in privato, senza dirlo pubblicamente. Nel mio mondo molti la pensano come me ma hanno timore di dirlo? Esattamente. Anche perché hanno avuto modo di vedere che gogna li aspetta a dire certe cose”.