Viaggio nel mondo del contrasto all’immigrazione clandestina fra scafisti, migranti e investigatori italiani, coloro i quali da anni sono in prima linea per disarticolare le mafie della sponda Sud del Mediterraneo, soprattutto Egitto e Libia. Una lotta che, nonostante i numerosi colpi messi a segno si deve scontrare con il flusso sempre maggiore di immigrati pronti a partire e con il clima di impunità di cui godono i trafficanti nei rispettivi paesi.
Così quando dopo una traversata investigatori e scafisti si trovano gli uni di fronte agli altri succede quello che chi non si occupa di clandestini non immaginerebbe mai: “guardie” e “ladri” spesso si conoscono benissimo perché molti dei criminali sono già passati per le maglie della giustizia italiana. Ma i trafficanti, soprattutto se sono al primo arresto, fanno qualche mese di carcere per poi tornare nelle varie Zuwara in Libia o Alessandria in Egitto, e riprendere imperterriti la tratta di essere umani. Così, nonostante gli investigatori italiani sappiano tutto o quasi di queste consorterie (da chi sono composte e dove si trovano magazzini e cantieri navali) senza la collaborazione dei paesi nordafricani le indagini si fermano e i viaggi dei migranti, compresi quelli della morte, continuano.
Il caso dell’ultima grande operazione contro alcuni trafficanti egiziani è paradigmatico. Due settimane fa, Marina militare e Gicic, il gruppo interforze di contrasto all’immigrazione clandestina della procura di Siracusa, riescono a mettere le manette ai polsi a 21 scafisti e ad affondare due grossi pescherecci in ferro dopo il salvataggio di 478 migranti nel Canale di Sicilia.
I trafficanti vengono presi mentre stavano sciacallando, termine tecnico che indica l’usanza di riprendersi i barconi dopo i salvataggi per una nuova tratta, il natante su cui viaggiavano gli immigrati. Una volta a bordo, gli uomini del sostituto commissario Carlo Parini, capo del Gigic e protagonista del libro Mare Monstrum di Cristina Giudici, scopre che molti scafisti sono delle sue antiche conoscenze. Soprattutto uno: Ahmed, protagonista di una delle storie più crudeli dell’immigrazione clandestina in terra di Sicilia: il sequestro, nel 2011, di 22 egiziani, che dopo lo sbarco nel Siracusano vengono rapiti e tenuti segregati dagli organizzatori del viaggio per estorcere altri soldi alle loro famiglie in Egitto. “Grazie a 18 anni di indagini, fra intercettazioni, interrogatori e studio delle rotte siamo riusciti a individuare chi sono i gruppi criminali e dove operano – commenta Parini che dirige il team coordinato dal procuratore Antonio Nicastro – Ma senza la collaborazione dei governi di quei paesi per noi è impossibile svolgere un’attività investigativa soddisfacente”. Così i viaggi continuano e con loro le morti in mare di Lorenzo Galeazzi e Mario Portanova
Twitter l_galeazzi e MarioPortanova1