L’Italia è uno dei nove Paesi Ue che non disciplinano le unioni civili, ma è l’unico della cosiddetta “Europa occidentale”.
Italia, Bulgaria, Cipro, Estonia, Lettonia, Lituania, Polonia, Romania e Slovacchia sono gli unici Paesi Ue che non presentano alcuna forma di unione civile. A ben guardare si tratta soprattutto di Paesi dell’ex blocco sovietico e, quindi, per molti aspetti – economici, sociali e civili – “indietro” rispetto al progresso che si registra nel resto d’Europa.
Se si guarda la dettagliata fotografia dei diritti delle coppie Lgbt nel 2015 che offre l’associazione internazione Ilga-Europe, la posizione dell’Italia è a dir poco arretrata, con praticamente nessun diritto e tutela assicurata alle coppie dello stesso sesso.
Nel frattempo, nel resto dell’Europa occidentale il mondo cambia. In Belgio, ad esempio, le unioni civili (in francese “cohabitation légale”) sono legge dal 2000, dal 2003 sono legali anche i matrimoni e dal 2006 le adozioni di bambini da parte di coppie gay. Oggi, infatti, ci sono varie forme di famiglie così costituite, tra cui adozioni, situazioni di “coparentalité” e inseminazioni artificiali.
Sicuramente sull’Italia pesa molto l’influenza della Chiesa cattolica, la stessa che nel Seicento si opponeva al sistema copernicano e a fine Ottocento all’Unità d’Italia. In quelle occasioni, alla fine, se ne fece una ragione, e la storia e la scienza prevalsero.
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