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Carlos, vivere come un eremita per 20 anni nei boschi toscani: i genitori lo credevano morto, lo trovano due cercatori di funghi

La notizia del ritrovamento del 'desaparecido di Siviglia' ha raggiunto i genitori, arrivati dalla Spagna quasi subito per rivedere quel figlio perso: "Non ci muoveremo da qui fin quando non l'avremo riabbracciato. Ma il sogno di toccare il volto di Carlos i due non hanno potuto realizzarlo: quando sono arrivati nel punto esatto del ritrovamento, infatti, lui non c'era già più

Fuggire dalla civiltà per vivere come un eremita, trovando la libertà della solitudine in un luogo in cui si incontrano terra e mare: ci sono echi romanzeschi nella storia di Carlos Sanchez Ortiz De Salazar, 46 anni, medico psichiatra di Siviglia, fuggito da casa nel 1996 e dato per morto nel 2010. Carlos morto, invece, non è: è solo fuggito. A ritrovarlo, per caso, sono stati due fungaioli, mentre attraversavano la fitta macchia mediterranea della Maremma che abbraccia Cala Violina e le colline di Scarlino, in un punto impervio e lontano dei sentieri battuti. “Sono spagnolo, mi chiamo Carlos e vivo qui da vent’anni. Mi avete riconosciuto e ora devo scappare” ha spiegato Carlos ai due, mostrando il passaporto.

Come sia arrivato da Siviglia alla Maremma c’è solo da immaginarlo, disegnando ipotetici tragitti. Quel che è certo è che la costante del percorso sia stata la solitudine, “intaccata” dai due cercatori di funghi: dopo la loro scoperta, la vicenda di Carlos, complici i giornali e la rete, è diventata “popolare” e alcune associazioni (Penelope e Sos Desaparacidos, entrambe impegnate nel sostegno a familiari e amici delle persone scomparse) hanno cominciato a interessarsene. Non c’è voluto molto per avere la conferma della sua identità, arrivata proprio dai social network: Carlos Sanchez, medico, fuggito da casa dopo la laurea, in seguito a una grave depressione. E mai più ritrovato, fino a ottobre.

E la notizia del ritrovamento del desaparecido di Siviglia ha raggiunto i genitori, arrivati dalla Spagna quasi subito per rivedere quel figlio perso: “Non ci muoveremo da qui fin quando non l’avremo riabbracciato – hanno detto – anche se rispettiamo la sua volontà. Ci basta sapere che è vivo“. Ma il sogno di toccare il volto di Carlos i due non hanno potuto realizzarlo: quando sono arrivati nel punto esatto del ritrovamento, infatti, lui non c’era già più. “Abbiamo fatto un sopralluogo – ha detto Marcello Stella, sindaco di Scarlino – ma di lui nessuna traccia. Ha portato via parte della tenda, chissà se lo troveremo ancora”. I genitori ci riproveranno oggi, ma la speranza di trovare chi fugge da vent’anni è molto bassa.

La sorella Olga ha ringraziato le associazioni che si sono occupate del caso e quanti hanno dato aiuto e solidarietà attraverso i social, parlando di un “dramma tremendo” vissuto da lei e dai genitori. E ora che Carlos è stato avvistato nella macchia, sono in tanti gli abitanti della zona che ‘giurano’ d’averlo visto: alcuni affermano di averlo notato mentre frugava tra i rifiuti in qualche cassonetto dei paesi vicini, altri di averlo notato “in posizione di meditazione”. Tra suggestione e realtà, difficile sapere dove sia adesso il dottor Sanchez. “C’è una gioia nei boschi inesplorati, c’è un estasi sulla spiaggia solitaria, c’è dove nessuno arriva vicino al mare profondo, e c’è musica nel suo boato. Io non amo l’uomo di meno, ma la Natura di più. Inquieto, affascinante, eccentrico, l’eroe romantico è giunto ai confini del mondo”: queste le parole, di George Gordon Byron, scelte da Sean Penn per introdurre Into The Wild, pellicola che racconta di un viaggio solitario verso le terre dell’Alaska. Carlos è sopravvissuto 20 anni lontano da tutto: che sia un eroe romantico, un avventuriero misantropo o semplicemente uno che “in tempi come questo ha scelto la fuga per mantenersi vivo e continuare a sognare”, la sua è una storia il cui finale dev’essere ancora raccontato.