Dopo 18 tappe, il campionato mondiale arriva all'ultima curva di una stagione mai così bella ed equilibrata. Dal Qatar alla Spagna, cronistoria di una stagione che ha reso fenomeno mediatico il circus delle moto
Valentino Rossi, Andrea Dovizioso, Andrea Iannone. Questa incredibile stagione di MotoGP era iniziata così. Un podio full tricolor e gli spagnoli alle spalle. Poi venne Las Americas con il trionfo di Marc Marquez, il campione del mondo in carica. E Valentino sempre lì a festeggiare sul podio. Vicini, il niño di Cervera e il Dottore. Non quanto a Termas de Rio Hondo, dove viene scritta la prima pagina di un romanzo che oggi si conclude a Valencia. Lo scontro tra Marquez e Rossi sulla pista argentina diventerà la benzina per l’incendio di Sepang. Il pilota di Tavullia parte ottavo e chiude una clamorosa rimonta andando a riprendere Marc che stava facendo gara a sé. Vengono due volte a contatto, lo spagnolo respinge l’attacco del pesarese con una spallata, Valentino passa e l’altro prova a chiuderlo in scia ma perde il controllo e rovina a terra, perdendo una gara che sembrava già vinta. La direzione gara giudica l’episodio come un incidente. Rossi indossa la maglia di Maradona e commenta: “Mi dispiace per Marc ma mi ha toccato dentro la curva, poi ci siamo toccati di nuovo. Spero stia bene”. Lorenzo? Quinto, dopo due quarti posti. Ma a differenza della scorsa stagione, questa volta l’altro campione della Yamaha è pronto alla rimonta dopo una partenza lentissima.
È la prima importante curva di una delle più belle stagioni di sempre del motomondiale. Marquez coverà la vendetta, Jorge rinasce mettendo le basi per le ultime due settimane da thriller. Il maiorchino vince quattro gran premi di fila tra maggio e giugno. Jerez, Le Mans, Mugello e Montmelò riaccendono la corsa al primo posto. Lorenzo domina e vince con distacchi abissali in tutte le occasioni: semplicemente imprendibile. Rossi si difende in gara dopo difficili giornate in qualifica e continua a salire sul podio. Due terzi posti e altrettante piazze d’onore gli permettono di mantenere la testa della classifica generale. Per un punto. È battaglia vera tra i due, mentre Marquez fatica tra infortuni e cadute. In soccorso del Dottore arriva il calendario con l’appuntamento di Assen. L’Olanda è un posto speciale: lì vinse per la prima volta il 28 aprile 1997 in sella all’Aprilia RS125, trionfando poi in altre sette occasioni. Quest’anno suona la nona sinfonia nei Paesi Bassi e si consuma un’altra domenica di duro faccia a faccia con Marquez che porta Valentino a tagliare una chicane dopo un contatto tra le moto.
Il primo vero assalto di Lorenzo viene respinto e al Sachsering, a metà luglio, la costanza di Rossi, ancora sul podio, permette di allargare di nuovo il vantaggio a 13 punti prima della pausa estiva che ferma la MotoGP fino al 9 agosto, quando il circus si trasferisce a Indianapolis. Primo Marquez, secondo il maiorchino, terzo il Dottore. “È un momento cruciale – avverte Valentino – Qui, Brno e Silverstone sono piste dove Marc e Jorge vanno veloci. Se vogliamo lottare per il titolo fino a Valencia, dobbiamo batterli dove la nostra moto è migliore”. E infatti nel tempio ceco Lorenzo vola e affianca Rossi in testa alla classifica: 211 punti per entrambi a sette gare dal termine.
La poltrona divisa in due dura un attimo. Il tempo di trasferirsi a Silverstone dove l’Italia si gode un nuovo capolavoro dopo Losail. Sotto la pioggia, Rossi vince davanti a Danilo Petrucci e Andrea Dovizioso. Dopo dodici gran premi, la regolarità del pilota di Tavullia è impressionante: 4 vittorie, 2 volte secondo, 6 volte sul gradino più basso del podio. Peccato che in quello che potrebbe essere il week end della svolta, Rossi cicca l’occasione della vita. A Misano, sulla pista di casa, per la prima volta non chiude tra i primi tre. Il quinto posto diviene un rimpianto ancora più grande alla luce della caduta di Lorenzo. I 23 punti di vantaggio in classifica sul compagno di squadra avrebbero potuto essere di più. Il dominio dello spagnolo ad Aragon accorcia il distacco ma un problema alle gomme lo frena a Motegi. In Giappone Rossi chiude secondo e riallunga a 18 punti. Dopo Phillip Island diventeranno solo 11 in virtù del secondo posto del maiorchino, con il Dottore ‘solo’ quarto. Una lotta bellissima con due gran premi davanti.
Si arriva così a Sepang, dove accade l’impronosticabile. O forse no. Perché Rossi sente puzza di bruciato e dice a chiare lettere che, in Australia, Marquez ha corso per favorire Lorenzo con un andamento anomalo dei suoi tempi. Poi sintetizza: “Voglio che si sappia che io so”. Si racconterà di un patto tra i due iberici siglato ad Andorra. Perché il campioncino di Cervera non ha digerito gli scontri in Argentina e Olanda e, ormai fuori dalla lotta per il titolo, preferirebbe Lorenzo iridato. Un’accusa bollata come “ridicola” dai piloti chiamati in causa. Poi però si corre a Sepang e quella di Rossi diventa quasi una profezia. Marquez concede un sorpasso facile al connazionale, poi è lotta serrata con Valentino. Finisce con cambi di traiettoria in curva, caschi che toccano carene, piedi che si allargano. Marquez cade, Rossi è terzo, Lorenzo vince.
Accuse, controaccuse, video, ricorsi, social infuocati, aggressioni alle troupe televisive. E’ storia fresca che condiziona il gran finale di una stagione emozionante. A Valencia il maiorchino vola nelle qualifiche e parte in pole, Rossi viene condannato all’ultima posizione in griglia. Sette punti da difendere. Ventiquattro piloti a dividerli in una pista che non favorisce i sorpassi. A consolare il Dottore non basta il passo del Vangelo “gli ultimi saranno i primi”.