Dalle nuove intercettazioni che vengono pubblicate su Antonella Accroglianò, si capisce sempre meglio perché la Guardia di Finanza, che la teneva sott’occhio da almeno un anno e che il 21 ottobre l’ha arrestata, l’aveva soprannominata la Dama Nera: modi di fare autoritari, da gran signora della tangente, e autentico “dominus” del giro di mazzette legate non solo ad appalti del gestore della rete stradale e autostradale italiana, ma anche ad espropri e sblocco di pratiche e di contenziosi. Così, mentre la Accroglianò comincia a vuotare il sacco, ammettendo i fatti contestati e raccontandone di nuovi ai pm, nelle conversazioni telefoniche con i suoi sodali, Giovanni Parlato e Nino Ferrante, si continua ad ascoltare – attraverso un linguaggio criptico (“topolini”, “medicinali antinfiammatori” o “spremute per il troppo caldo”) – di richieste di mazzette e ordini impartiti dal suo ufficio, crocevia di affari illeciti, in cui maneggiava gli appalti e dava lezioni di corruzione. Proprio come dimostrano i nuovi video delle intercettazioni