Il Fatto Quotidiano scrive che Paola Marchegiani, membro della giunta di Pescara vicinissima al presidente dell'Abruzzo D'Alfonso, ha ottenuto 150mila euro pubblici per un intervento edilizio sulla magione settecentesca di famiglia. Lei rettifica e attacca: "Falso, chiesti come impresa". Ma l'audio dell'intervista è inquivocabile: "No, come persona fisica..."
L’accesso al bando regionale sul turismo, con il quale ha ottenuto il finanziamento per ristrutturare il casale settecentesco di famiglia, è stato ottenuto “come impresa personale e non come persona fisica”, dice al quotidiano Il Centro l’assessore comunale di Pescara Paola Marchegiani. “Ancora una volta – assicura il suo avvocato Carla Tiboni – s’è preferito barattare la verità con la notizia, offendendo e infangando la mia assistita”. Su Il Messaggero l’accusa diventa persino peggiore: l’avvocato Tiboni sostiene che Il Fatto Quotidiano (e chi vi scrive) ha pubblicato una notizia “falsa e tendenziosa”. Segue richiesta di rettifica di ben due pagine con allegata smentita (che pubblichiamo integralmente sotto).
Peccato che Il Fatto Quotidiano sia in possesso della registrazione della telefonata, che pubblichiamo in questa pagina. All’assessore abbiamo rivolto una domanda precisa: “Ha inoltrato la pratica come impresa?”. Il punto, infatti, è che il bando è riservato alle imprese e non alle persone fisiche. La risposta dell’assessore è stata: “No”. Ha addirittura aggiunto di non aver neanche previsto una destinazione d’uso per il casale che sta ristrutturando con i futuri soldi pubblici. Increduli, abbiamo posto la domanda una seconda volta: “Non ha registrato un’impresa individuale?”. Stessa risposta: “No”. A quel punto le abbiamo dato un’ulteriore possibilità: “Ha presentato la domanda come ditta individuale?”. Il risultato non cambia: “No”, risponde l’assessore. Non resta che una possibilità: “Ha presentato la domanda come persona fisica?”. Ed ecco la risposta: “Sì, almeno credo…”.
Tra smentire e mentire la differenza è abissale. C’è qualcosa di peggiore di un conflitto di interessi. Di peggio, soprattutto per un politico che ha un ruolo di governo, c’è il mentire ai propri cittadini. La questione riguarda il casale di campagna che l’assessore Marchegiani intende ristrutturare con un finanziamento pubblico stanziato, dalla Regione Abruzzo, per favorire le imprese dedite al turismo. Il Fatto Quotidiano, spulciando le graduatorie pubblicate dal sito Abruzzo Independent, ha verificato che l’assessore, per ristrutturare il casale di famiglia, dopo aver presentato la sua domanda, se l’è vista accettare, esattamente per l’importo richiesto: ben 150mila euro.
L’interrogativo più che legittimo: è politicamente opportuno che Marchegiani (Pd) che è stata assessore al Comune di Pescara, quando l’attuale presidente della Regione Luciano d’Alfonso ne era sindaco, ottenga questo finanziamento, dalla Regione, oggi guidata dallo stesso D’Alfonso? Ancora di più se consideriamo che Marchegiani è talmente legata a D’Alfonso che, quando il presidente fu arrestato, per fatti giudiziari che l’hanno poi visto completamente scagionato, decise di fare un fioretto: non indossare più scarpe chiuse per tre anni, anche sotto la neve, come lei stessa dichiara in un’intervista, perché sentiva l’esigenza di “soffrire” per sentisi vicina all’attuale governatore abruzzese. Fin qui, interrogativi politici, per rispondere ai quali abbiamo rivolto delle domande all’assessore Marchegiani.
Il concetto di “opportunità politica” è opinabile e la signora ritiene di aver agito correttamente. Il Fatto Quotidiano ha riportato la sua versione. E l’ha riportata integralmente, come dimostra la registrazione che chiunque può ascoltare per farsi un’idea. Sull’esistenza del conflitto di interessi pure si può discutere. Ma su una menzogna, se esistono le prove, c’è poco da discutere e opinare: o l’assessore Marchegiani dice il vero, oppure mente. E il Fatto Quotidiano è in grado di dimostrare che mente, anche attraverso il suo avvocato, quando decide di dare la sua versione dei fatti a Il Centro e Il Messaggero.
I casi quindi sono due: l’assessore ha detto il falso a noi, oppure a Il Centro e Il Messaggero. Il risultato non cambia: accusando noi di mentire, attraverso il suo legale, l’assessore mente anche ai cronisti del Centro e del Messaggero e, di conseguenza, a tutti i cittadini abruzzesi.