L’Unesco dice “no” all’ammissione del Kosovo, ribaltando così il voto favorevole del 21 ottobre da parte del Consiglio Esecutivo. Con 92 favorevoli, due in meno di quelli necessari a raggiungere la quota minima dei due terzi della Conferenza Generale, 50 contrari e 29 astenuti, l’Organizzazione della Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura ha sbarrato le porte al più giovane Stato d’Europa che, però, non è riconosciuto da tutti i membri dell’Onu. Soddisfazione da parte della delegazione della Serbia, prima oppositrice della proposta presentata dall’Albania, che nei giorni scorsi aveva portato avanti una campagna contraria all’adesione dell’ex provincia serba all’Unesco. “Una vittoria morale ottenuta in condizioni pressoché impossibili”, ha commentato il Presidente della Serbia, Tomislav Nikolic.
Proprio il Capo di Stato aveva scritto una lunga lettera in cui si opponeva all’adesione del Kosovo all’Organizzazione. “E’ giusto che un’organizzazione come l’Unesco accetti un membro che minaccia e distrugge il patrimonio culturale altrui? Immaginate se i beni culturalmente più importanti del vostro Paese finissero in mano a chi non ha partecipato alla loro creazione e ha più volte cercato di distruggerli”, scriveva Nikolic riferendosi ai numerosi casi di distruzione e danneggiamento dei monumenti serbi e dei luoghi sacri ortodossi di cui si sono macchiate, durante e dopo la guerra, le milizie dell’Esercito di Liberazione del Kosovo (Uck) e una parte della popolazione di etnia albanese che abita l’ex provincia serba.
Un passato recente che, ha scritto il Presidente serbo, rischiava di macchiare la reputazione dell’Unesco. In realtà, ciò che preoccupa molto il governo di Belgrado è la possibilità che un’adesione del Kosovo a un’organizzazione che fa capo alle Nazioni Unite possa rappresentare un precedente “pericoloso” che aprirebbe la strada al riconoscimento da parte dell’Onu del piccolo Paese balcanico e, magari, all’inizio del suo processo di integrazione nell’Unione Europea. È in questo contesto che devono essere interpretate le manifestazioni di grande soddisfazione da parte di Nikolic al momento della bocciatura della proposta avanzata dal governo albanese. “Saluto tutti i cittadini della Serbia che hanno avuto fiducia nella difesa di quello che i nostri avi hanno difeso da secoli – ha dichiarato dopo i risultati del voto dell’Assemblea – Si tratta di una vittoria morale ottenuta in condizioni pressoché impossibili. Abbiamo dimostrato che quando tutti lavoriamo per gli interessi della Serbia, possiamo ottenere l’impossibile”.
A niente è valsa, così, la grande campagna mediatica messa in piedi dal governo di Pristina che ha riscosso anche un buon successo. “Tenete la testa alta, avete il diritto di essere orgogliosi. Non è la vostra sconfitta, torneremo” e “se qualcuno pensa che questa sia la fine sta facendo un grosso errore. Questo è solo l’inizio”. Sono solo alcuni delle decine di tweet pubblicati con l’hashtag di questa campagna promossa dal ministero degli Esteri kosovaro: #KosovoInUNESCO. Una campagna che, se vuole raggiungere il proprio obiettivo, dovrà trovare il modo di convincere altri due Paesi ad accettare.