Almeno 500 tra insegnanti e personale Ata non ricevono un soldo dall'inizio dell'anno scolastico. Il sindacato si muove con le istituzioni. "Prima era sufficiente un solo documento, ora si sono moltiplicati i passaggi e il sistema informatico si sovraccarica"
Dall’inizio dell’anno scolastico non hanno ancora ricevuto una paga. La storia riguarda più di 500 precari che lavorano negli istituti scolastici del Friuli Venezia Giulia, tra insegnanti e personale Ata. A denunciarlo è il segretario regionale della Flc Cgil, Adriano Zonta, che ha scritto una lettera al prefetto Francesca Garufi, segnalando al tempo stesso il problema alla giunta Serracchiani e all’Ufficio Scolastico del Friuli Venezia Giulia. Un problema, quello dei precari non pagati, che si verifica in molte regioni, ma che in Friuli ha portato ai primi passi del sindacato per chiederne conto alle istituzioni a partire dalla presidente, vicesegretaria del Pd e renziana di ferro.
Il motivo di un tale ritardo stride con la retorica della “scuola digitale” di cui il governo Renzi ama parlare, tra banda larga “alla portata di ogni scuola” e registro elettronico: la colpa sarebbe, osserva Zonta con ironia, “della digitalizzazione che avrebbe dovuto cambiare il mondo”. E invece sembra portare, per ora, più danni che benefici alla scuola italiana: “Il ministero continua a cambiare sistema senza prima testarlo. Un modo di agire superficiale che penalizza il personale precario delle scuole pubbliche del Fvg, che attende ancora il compenso di settembre”, continua il sindacalista, che poi entra nei dettagli: “La confusione è determinata proprio da un efficientismo che è solo scritto sulla carta. Un tempo era sufficiente un solo documento, ora se ne devono produrre tre o quattro, si passa per il Sidi, il sistema informatico del ministero, poi per il Mef, di nuovo per le scuole. Il tutto con una rete informatica sovraffollata, perché tutti stanno facendo la stessa cosa nello stesso momento, e che finisce per non dare alcuna risposta concreta all’utente. Un centralismo che, a giochi fatti, non fa arrivare gli stipendi alla periferia”.
La complessa procedura permette inoltre lo “scarico di responsabilità” tra i ministeri coinvolti e il gestore del sistema, portando a un “clamoroso stallo” che danneggia il personale doppiamente precario (“nel lavoro e purtroppo nello stipendio”). Il quale, al momento, “continua a prestare il proprio servizio affrontando pesanti difficoltà economiche: problemi nel far fronte ai consumi, alle scadenze come affitti, mutui o bollette, a pagarsi il costo dei trasporti, in particolare per i tanti che lavorano lontano da casa”.
“Al ministero rimandano a problemi tecnici, ma questi problemi erano prevedibilissimi”, rincara Anna Busi, segretaria provinciale della Flc Cgil Trieste, che al fattoquotidiano.it spiega: “Trattandosi di nuovi contratti, il sistema di pagamento del ‘cervellone’ di Latina non ne ha tenuto conto, portando a questo enorme ritardo nei pagamenti. Gli strumenti di cui si sono dotati al Ministero, e i tempi, sono stati molto superficiali”, conclude la sindacalista.
Ai problemi fanno da contraltare gli intenti sbandierati nella legge sulla “Buona scuola”: stando al decreto sugli “organici potenziati” emesso dall’Ufficio scolastico regionale, in Friuli Venezia Giulia dovrebbero essere stabilizzati 1250 precari. Ma la cifra non convince Zonta: “Una parte rischia effettivamente di non essere assegnata”, poiché il fabbisogno e le esigenze dei singoli istituti sono messi in secondo piano, dal momento che “dovranno fare i conti con le specializzazioni disponibili nelle graduatorie a esaurimento”.