La conferenza dei servizi presso il ministero dello Sviluppo non ha concluso l'istruttoria sulla piattaforma, nonostante la legge regionale che vieta le attività petrolifere nel raggio di dodici miglia dalla costa. Wwf: "Ignorata la volontà di una intera regione". Forza Italia e M5s contro il governatore D'Alfonso: "Non ci ha difesi dagli 'ufo'"
Il ministero dello Sviluppo economico ha dato di fatto il via libera al progetto di Ombrina Mare 2. Da oggi il materializzarsi della piattaforma petrolifera di ricerca ed estrazione del greggio a poche miglia dalla costa teatina appare più vicino. Il Mise infatti non ha accolto la richiesta di sospensione dell’iter, nonostante la recentissima istituzione del Parco Marino (dei trabocchi), ultimo disperato tentativo fatto dalla Regione Abruzzo per scongiurare il progetto. E nonostante una legge regionale che vieta le attività petrolifere nel raggio di dodici miglia dalla costa. Il ministero in serata ha chiarito che durante la conferenza dei servizi, a cui hanno partecipato rappresentanti del governo, della Regione, della società proponente e dei 35 comuni confinanti con l’area marina dove dovrebbe aver luogo la ricerca degli idrocarburi, sono stati solo “acquisiti elementi” e l’istruttoria non è ancora conclusa. Ma adesso le speranze di chi si oppone a Ombrina sono ridotte ai minimi termini. Resta tecnicamente aperto solo lo spiraglio di un ricorso al Tar, preannunciato da diversi sindaci della costa.
Secondo il vicepresidente della Regione Abruzzo Giovanni Lolli “il progetto è illegittimo perché contrasta con due leggi vigenti, leggi regionali che però non sono state impugnate e quindi restano operative. Faremo ricorsi in sede sia civile che penale. Siamo di fronte a un’arroganza inaccettabile, che porta a uno scontro istituzionale. Fino a quando siamo vivi la battaglia continua”. Il Wwf parla invece, per bocca del suo vicepresidente nazionale Dante Caserta, di “un totale scollamento tra il governo nazionale e il territorio. Il primo ha colpevolmente ignorato la volontà di una intera regione, ha considerato carta straccia gli atti ufficiali della Regione Abruzzo, non ha tenuto conto della volontà di enti locali e associazioni imprenditoriali”. Per Giorgio Zampetti, responsabile scientifico di Legambiente, “l’ostinazione che sta dimostrando il ministero è la stessa che sta avendo il Governo Renzi in materia di trivellazioni petrolifere. Pensare che il futuro energetico del Paese possa essere legato al petrolio e alle trivelle vuol dire riproporre un modello vecchio, insensato e inefficace”.
“È un giorno nero per l’Abruzzo e l’Adriatico”, è il commento del Coordinamento No Ombrina. “Ovviamente non ci arrendiamo, perché pensiamo sia un vero e proprio sopruso. Con l’impegno di tutti i cittadini vedremo di ribaltare il risultato presentando esposti e ricorsi in tutte le sedi, dalla giustizia penale a quella amministrativa passando per la Commissione Europea. Resta il problema di un governo tutto votato alla causa dei petrolieri, con un’azione che stride sempre più con gli allarmi che gli scienziati da tutto il mondo stanno lanciando sull’uso dei combustibili fossili”. “Pane e olio, senza petrolio. C’è l’Abruzzo da rispettare, via i pirati dal nostro mare”, inneggiavano invece i manifestanti davanti alla sede del ministero.
Forza Italia e i 5 Stelle contestano la maggioranza del consiglio regionale: “Abbiamo assistito ancora una volta all’approssimazione di Luciano D’Alfonso che non ha voluto partecipare all’importante appuntamento, più di un indizio, mandando al suo posto il vicepresidente Lolli”, affermano i consiglieri regionali di FI Lorenzo Sospiri e Mauro Febbo. “L’unica legge che avrebbe fermato questo scempio giace in qualche cassetto”, rincara Sara Marcozzi, consigliere regionale pentastellata. “Si tratta della legge di iniziativa alle Camere per modificare e in parte abrogare l’articolo 35 del decreto sviluppo, il documento con cui di fatto si autorizzano le trivellazioni nel mare Adriatico. E sapevamo bene che la Regione avrebbe combattuto con armi spuntate e leggi dall’odore di incostituzionalità. Abbiamo avvisato più volte i cittadini di non cadere nelle dinamiche propagandistiche del governo regionale che non è stato capace di difenderci “dagli ufo””. Come D’Alfonso, in campagna elettorale, aveva chiamato le piattaforme petrolifere.
Getta però acqua sul fuoco l’avvocato Claudio Di Tonno, legale di alcuni Comuni della costa teatina:”La Conferenza dei servizi si è conclusa con un nulla di fatto. Il ministero non ha consentito di auto-organizzare i lavori della Conferenza e il dirigente l’ha chiusa. Il Ministero deciderà in seguito, in questa fase non è chiamato ad esprimere alcunché”.