Quali sono le indagini di cui non sapremmo più niente se passasse la riforma delle intercettazioni del governo Renzi? Tante, tantissime, almeno a sentore i giornalisti che ieri sera hanno animato una serata romana a difesa della libertà d’informazione e per promuovere la petizione ‘No bavaglio’: dalle pieghe di Mafia Capitale, all’inchiesta sui grandi appalti con tanto di Rolex regalato al figlio dell’ex ministro Maurizio Lupi e molte altre ancora. “I cittadini sarebbero privati del contesto, cioè di informazioni che hanno un interesse collettivo”, spiega Carlo Bonini di Repubblica. “Nessun giornale sbatte un libero cittadino in prima pagina se il fatto non ha una rilevanza pubblica”, aggiunge Fiorenza Sarzanini, firma del Corriere Della Sera. “L’obiettivo è quello di nascondere le informazioni scomode per la classe politica, le norme per tutelare la riservatezza esistono già”, ribadisce Alessandro Mantovani del Fatto Quotidiano. Nulla a che fare dunque con la privacy dei cittadini. Secondo i giornalisti, lo scopo della legge è la difesa della casta. “Se facessimo un referendum tutti i cittadini opterebbero per la pubblicazione delle intercettazioni, non è questione di bottega o di una categoria ma di democrazia, la gente ha diritto di indignarsi e lo può fare soltanto leggendo, conoscendo”, aggiunge il giornalista Massimo Lugli di Repubblica. A fianco dei cronisti si schiera anche Antonello Venditti, il famoso cantautore romano. “Ormai è tutto un bavaglio, non è contro qualcuno questa petizione, ma la democrazia è altro, è libertà dei cittadini di conoscere e libertà della stampa di scrivere” di Irene Buscemi
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