Paolo Conte si esprime anzitutto in musica, ma anche attraverso i silenzi. I suoi concerti sono espressioni cinematografiche e si ha la sensazione di entrare davvero in un altra epoca tra il fascino sognante felliniano e la letteratura di viaggio, sotto forma di diari o impressioni. Al pari di un pittore impressionista, egli nel silenzio osserva “nello specchio di un caffè” i volti riflessi, le vite “al contrario” e si ha quasi la sensazione di passeggiare con lui mentre il suo sguardo arguto si posa sul particolare meno evidente, per imprimerlo nella mente come una fotografia da dipingere poi in un testo
C’è in questo autore un insieme magico che lo rende unico nel panorama mondiale. Un’icona affascinante nella quale si confondono jazz, swing, milonghe, paesaggi, vino e cibo: “Sono uno da piatti semplici, da bollito. O merluzzo. O minestrone. La nouvelle cuisine non fa per me“. Se l’autunno potesse essere raccontato in musica, bisogna attingere alle note contiane con parole distillate come foglie che cadono e che proprio nel lento momento del cadere esprimono quella poesia piena di immagini che rimandano a piccoli mondi antichi con personaggi danzanti sospesi tra cielo e terra. Massimo Cotto, attraverso il libro “Fammi una domanda di riserva” appena pubblicato da Mondadori, ci conduce piacevolmente nell’universo di Paolo Conte composto di dettagli che sono poi i microcosmi tipici del suo territorio di appartenenza; quel Piemonte pieno di metafore e punto di partenza per salpare verso terre lontane o immaginate. “Il mare delle mie canzoni è un mare antico, fuori dal tempo e dallo spazio. Anche quello di Genova per noi. Non è solo un mare geografico, è anche di evocazione”. E ogni canzone di Conte è appunto un viaggio; non importa se da soli o in compagnia ma la voce narrante si fonde con la musica per prendere un treno o semplicemente attraversare un ponte tra la nebbia che nasconde gli elementi urbani per avvicinarli a quelli disegnati dalla fantasia.
Il libro scorre come un limpido fiume piemontese e ci regala molte parte inedite dell’avvocato; dai suoi gusti alimentari al suo carattere che si esprime, appunto, attraverso i silenzi. Le pagine sono costituite da frammenti di un discorso musicato, poiché le poche parole, diverse dai testi che gli appassionati conoscono a memoria, sono parole simili a sceneggiature o suggestioni capaci di creare dipinti o paesaggi, “le mie canzoni sono come fotogrammi all’inizio di un film, quando tutto deve ancora succedere“. Nell’introduzione al volume Massimo Cotto sottolinea che “un Paolo Conte nasce ogni cent’anni e bisogna avere acne il culo di esserci quando c’è lui. Uno di quelli che preferisce togliersi invece di mostrarsi. Paolo è profeta della sottrazione , un mago introverso che nasconde il cilindro e persino le carte“. Del resto la sua passione per l’enigmistica rende ogni suo “passaggio” pieno di piacevole mistero per cui ciascuno può vederci il proprio “percorso” in quel Rebus che è la vita. Cotto afferma che questo libro è omaggio al Conte della canzone e dunque ha prima allineato i ricordi e poi mescolato le parole. E questa ultima immagine è rafforzata dall’immediata descrizione che appare nel risvolto di copertina secondo cui “si può mettere in un cappello tutte le sue frasi e poi estrarle a una a una in disordine sparso. Oppure rovesciarsi il contenuto sulla testa in un meraviglioso, fantasmagorico, unico spettacolo di arte varia“. E allora, leggendo i frammenti sparsi di Conte è evidente l’accostamento a Fellini quando l’elegante chansonnier si illude che il testo de L’orchestrina non sarebbe dispiaciuto al mondo del grande regista e questo è ancora più credibile, leggendo tra le righe:
“arriva un tipo di Milano
tutto nottabulo languor
mette la mancia sopra il piano
e chiede che si suoni ancora ancor
si suona si suona ancora orchestrina
che poi vedrai che se ne andrà ” .
“Pezzi” di canzoni che sembrano copioni, poche frasi che raccontano una storia con personaggi che sembrano usciti davvero da un cilindro capace di ogni incantesimo. Una polvere di palcoscenico si avverte costantemente tra le parole con una teatralità di altri tempi e pianoforti a coda preziosi come i periodi d’oro del jazz che diveniva leggenda. E “quelle di Paolo” aggiunge Cotto “sono canzoni da vedere, geometrie dove il legno lascia il posto al vetro, con i suoi riflessi e le sue trasparenze, archeologie del jazz, passione per la musica di ruggine e per le parole profumate”. Questo libro ha un pregio: permette di ascoltare Conte, non attraverso le sua canzoni, ma con una serie di riflessioni che ci fanno a volte capire dove e come sono nati i suoi capolavori. C’è tutto il sapore del vino piemontese di ottime annate, frutto di una paesaggio scolpito dal paziente lavoro umano, il paesaggio del Diavolo Rosso, rosso appunto come il vino che riscalda, quello che avvolge e che risveglia i sensi, assaporandolo lentamente. E’ un libro questo da assaporare lentamente, ascoltando in sottofondo la musica del Maestro che è nell’anima e che ad ogni ascolto ci regala un nuovo “concerto”. Conte è un artista sensoriale e di eccezionale valore universale e ogni sua interpretazione è da manuale: basta una pausa, una parola più allungata o una semplice smorfia mentre il suo “Steinway americano 1925” spande suoni magici dalla tastiera…”un giorno, durante una lezione di diritto all’università mi annoiavo. Presi un foglio di carta e cominciai a scrivere musica“.
E così, da una lezione noiosa è nato un vero Maestro
Antonio Capitano
Saggista
Musica - 10 Novembre 2015
‘Fammi una domanda di riserva’, fotogrammi d’autore: il magico mondo di Paolo Conte
C’è in questo autore un insieme magico che lo rende unico nel panorama mondiale. Un’icona affascinante nella quale si confondono jazz, swing, milonghe, paesaggi, vino e cibo: “Sono uno da piatti semplici, da bollito. O merluzzo. O minestrone. La nouvelle cuisine non fa per me“. Se l’autunno potesse essere raccontato in musica, bisogna attingere alle note contiane con parole distillate come foglie che cadono e che proprio nel lento momento del cadere esprimono quella poesia piena di immagini che rimandano a piccoli mondi antichi con personaggi danzanti sospesi tra cielo e terra. Massimo Cotto, attraverso il libro “Fammi una domanda di riserva” appena pubblicato da Mondadori, ci conduce piacevolmente nell’universo di Paolo Conte composto di dettagli che sono poi i microcosmi tipici del suo territorio di appartenenza; quel Piemonte pieno di metafore e punto di partenza per salpare verso terre lontane o immaginate. “Il mare delle mie canzoni è un mare antico, fuori dal tempo e dallo spazio. Anche quello di Genova per noi. Non è solo un mare geografico, è anche di evocazione”. E ogni canzone di Conte è appunto un viaggio; non importa se da soli o in compagnia ma la voce narrante si fonde con la musica per prendere un treno o semplicemente attraversare un ponte tra la nebbia che nasconde gli elementi urbani per avvicinarli a quelli disegnati dalla fantasia.
Il libro scorre come un limpido fiume piemontese e ci regala molte parte inedite dell’avvocato; dai suoi gusti alimentari al suo carattere che si esprime, appunto, attraverso i silenzi. Le pagine sono costituite da frammenti di un discorso musicato, poiché le poche parole, diverse dai testi che gli appassionati conoscono a memoria, sono parole simili a sceneggiature o suggestioni capaci di creare dipinti o paesaggi, “le mie canzoni sono come fotogrammi all’inizio di un film, quando tutto deve ancora succedere“. Nell’introduzione al volume Massimo Cotto sottolinea che “un Paolo Conte nasce ogni cent’anni e bisogna avere acne il culo di esserci quando c’è lui. Uno di quelli che preferisce togliersi invece di mostrarsi. Paolo è profeta della sottrazione , un mago introverso che nasconde il cilindro e persino le carte“. Del resto la sua passione per l’enigmistica rende ogni suo “passaggio” pieno di piacevole mistero per cui ciascuno può vederci il proprio “percorso” in quel Rebus che è la vita. Cotto afferma che questo libro è omaggio al Conte della canzone e dunque ha prima allineato i ricordi e poi mescolato le parole. E questa ultima immagine è rafforzata dall’immediata descrizione che appare nel risvolto di copertina secondo cui “si può mettere in un cappello tutte le sue frasi e poi estrarle a una a una in disordine sparso. Oppure rovesciarsi il contenuto sulla testa in un meraviglioso, fantasmagorico, unico spettacolo di arte varia“. E allora, leggendo i frammenti sparsi di Conte è evidente l’accostamento a Fellini quando l’elegante chansonnier si illude che il testo de L’orchestrina non sarebbe dispiaciuto al mondo del grande regista e questo è ancora più credibile, leggendo tra le righe:
“arriva un tipo di Milano
tutto nottabulo languor
mette la mancia sopra il piano
e chiede che si suoni ancora ancor
si suona si suona ancora orchestrina
che poi vedrai che se ne andrà ” .
“Pezzi” di canzoni che sembrano copioni, poche frasi che raccontano una storia con personaggi che sembrano usciti davvero da un cilindro capace di ogni incantesimo. Una polvere di palcoscenico si avverte costantemente tra le parole con una teatralità di altri tempi e pianoforti a coda preziosi come i periodi d’oro del jazz che diveniva leggenda. E “quelle di Paolo” aggiunge Cotto “sono canzoni da vedere, geometrie dove il legno lascia il posto al vetro, con i suoi riflessi e le sue trasparenze, archeologie del jazz, passione per la musica di ruggine e per le parole profumate”. Questo libro ha un pregio: permette di ascoltare Conte, non attraverso le sua canzoni, ma con una serie di riflessioni che ci fanno a volte capire dove e come sono nati i suoi capolavori. C’è tutto il sapore del vino piemontese di ottime annate, frutto di una paesaggio scolpito dal paziente lavoro umano, il paesaggio del Diavolo Rosso, rosso appunto come il vino che riscalda, quello che avvolge e che risveglia i sensi, assaporandolo lentamente. E’ un libro questo da assaporare lentamente, ascoltando in sottofondo la musica del Maestro che è nell’anima e che ad ogni ascolto ci regala un nuovo “concerto”. Conte è un artista sensoriale e di eccezionale valore universale e ogni sua interpretazione è da manuale: basta una pausa, una parola più allungata o una semplice smorfia mentre il suo “Steinway americano 1925” spande suoni magici dalla tastiera…”un giorno, durante una lezione di diritto all’università mi annoiavo. Presi un foglio di carta e cominciai a scrivere musica“.
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Roma, 12 mar. (Adnkronos) - Aspettare, ponderare. Giorgia Meloni non avrebbe ancora deciso se partecipare o meno alla video-call dei 'volenterosi', convocata per sabato dal Regno Unito. Il primo ministro britannico Keir Starmer ha chiamato di nuovo a raccolta i leader di quei Paesi pronti a fornire il loro supporto per assicurare la pace in Ucraina, dopo un possibile accordo di tregua con la Russia. Ma la partecipazione dell'Italia all'incontro da remoto, si apprende da fonti di governo, non è ancora confermata e la presidente del Consiglio starebbe riflettendo sul da farsi.
Il problema di fondo, viene spiegato, è essenzialmente uno: il governo italiano è fortemente contrario all'invio di truppe al fronte in Ucraina; dunque, se la riunione di Londra rientra nell'ambito di un invio di uomini, "noi non partecipiamo", il refrain che arriva da Palazzo Chigi. Diverso è invece il discorso per quanto riguarda la riunione dei Capi di Stato maggiore europei svoltasi martedì a Parigi con il presidente francese Emmanuel Macron: "In quel caso non eravamo parte del gruppo dei cosiddetti 'volenterosi', siamo andati lì come osservatori". Le diplomazie restano comunque in contatto.
Meloni è al lavoro sul discorso che dovrà pronunciare alle Camere la prossima settimana prima del Consiglio europeo del 20-21 marzo: un passaggio impegnativo, sul quale i partiti della maggioranza sono chiamati a compattarsi dopo aver votato in maniera difforme a Strasburgo. Gli europarlamentari di Fratelli d'Italia hanno dato il loro sì alla risoluzione sul Libro bianco sulla difesa, che sollecita i 27 Paesi dell'Ue ad agire con urgenza per garantire la sicurezza del Continente, accogliendo le conclusioni del Consiglio europeo sul riarmo.
Tuttavia, la delegazione di Fdi si è astenuta sulla risoluzione riguardante l'Ucraina dopo aver richiesto, senza successo, un rinvio del voto. Secondo Nicola Procaccini, co-presidente del gruppo Ecr, il testo non avrebbe tenuto conto dell'accordo raggiunto a Gedda tra Stati Uniti e Ucraina per un possibile cessate il fuoco, rischiando così di "scatenare l'odio verso Donald Trump e gli Usa, anziché aiutare l'Ucraina".
Il nostro "non è stato un doppio voto", dice all'Adnkronos un membro dell'esecutivo in quota Fratelli d'Italia: "La posizione è chiara: se approvi un testo troppo anti-Usa, come fai poi a farti mediatore con gli Usa?". Sulla stessa risoluzione per l'Ucraina, la Lega ha votato contro mentre Forza Italia si è espressa a favore.
Anche da Palazzo Chigi sottolineano come il testo della risoluzione sull'Ucraina fosse troppo sbilanciato 'contro' gli Stati Uniti: Fratelli d'Italia a Strasburgo - il ragionamento che trapela dai piani alti del governo - ha sempre votato a favore della libertà e della sicurezza dell'Ucraina, ma questa volta il testo della risoluzione "era molto più 'accusatorio' verso l'amministrazione Usa" rispetto ad altre volte. Fratelli d'Italia non avrebbe mai votato contro quella risoluzione: "Ma non potevamo nemmeno votare a favore tout court", spiegano.
Sull'astensione, come confermato poi da Procaccini, ha inciso la notizia arrivata dall'Arabia Saudita ieri sera sulla proposta di un cessate il fuoco di 30 giorni in Ucraina e la ripresa dell'assistenza americana a Kiev: "Non ci stiamo smarcando da nulla, quello di Fratelli d'Italia non era un voto contro l'Ucraina", il concetto che viene ribadito. Il voto a macchia di leopardo del centrodestra, ad ogni modo, non impensierisce Palazzo Chigi: in questo momento - si sottolinea - c'è un problema internazionale ben più ampio e la maggioranza di governo ha dimostrato che nei momenti importanti "è sempre uscita unita e compatta".
Almeno per ora, non sembrerebbe all'orizzonte un vertice con Meloni e gli altri leader della maggioranza, Antonio Tajani e Matteo Salvini (anche se i tre ogni settimana si incontrano per fare il punto della situazione su tutti i dossier). Sempre da palazzo Chigi viene evidenziata la "piena sintonia" tra Meloni e il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti, che rispondendo alla Camera all'interrogazione del Movimento 5 Stelle sul piano di riarmo approvato oggi dall'Unione europea ha ribadito che i finanziamenti per la difesa non andranno a discapito di sanità e servizi pubblici, rimarcando il suo no a spese per il riarmo che rialzino in modo oneroso il debito pubblico con rischi anche per la stabilità della zona euro. (di Antonio Atte)
Roma, 13 mar. (Adnkronos) - Il governo è "determinato" a contrastare l'evasione fiscale e allo stesso tempo alleggerire la pressione sui contribuenti onesti. Per il taglio delle tasse al ceto medio bisognerà aspettare gli esiti a fine marzo della verifica della commissione tecnica sullo stock dei debiti fiscali da 1.275 miliardi di euro. Il nuovo corso del governo per le verifiche ex ante, intanto, sta portando i primi frutti con un calo del 19% dei contenziosi nei primi due mesi dell'anno. Nel suo intervento alla cerimonia di inaugurazione dell'anno giudiziario tributario 2025 alla Camera il viceministro al Mef Maurizio Leo si è soffermato su punti fermi e benefici attesi dalla riforma fiscale.
"Il tema dell'evasione fiscale è sotto gli occhi di tutti, abbiamo un tax gap che oscilla tra 80 e 100 miliardi e dobbiamo assolutamente contrastarlo, come pure la pressione fiscale su cui il governo si è mosso con determinazione, riducendo aliquote da 4 a 3 e rendendo strutturale questa misura cui si aggiunge il taglio del cuneo", ha sottolineato Leo. Accanto a questi due pilastri della lotta all'evasione e della riduzione della pressione fiscale, anche quello della semplificazione e della certezza del diritto, pilastro fondamentale quest'ultimo per "contrastare fenomeni illeciti, ma al tempo stesso attrarre capitali da estero", ha aggiunto.
Il tutto rafforzando 'l'arsenale' ex ante per indirizzare su un percorso di collaborazione i rapporti tra Stato e contribuente. In questa cornice il concordato preventivo biennale e della cooperative compliance stanno portando i primi frutti: nei primi due mesi del 2025 rispetto ai primi due mesi del 2024 c'è stata "una contrazione del contenzioso tributario" con un calo "del 19% dei nuovi giudizio incardinati", ha detto Leo, rilevando che "in alcune corti del Sud il calo si attesta addirittura al 50%".
Si attende per fine mese l'esito della requisitoria tecnica sullo stock dei crediti non riscossi dall'amministrazione fiscale. La Commissione tecnica, istituita presso il Mef sul riordino della riscossione e l'analisi del magazzino in carico all'Agenzia delle entrate-Riscossione "sta facendo la ricognizione e all'esito di questo faremo le opportune valutazioni, penso che entro fine mese avremo dei riscontri", ha detto Leo.
La verifica sui carichi renderà più chiaro il quadro su quanti possono essere abbandonati, quanti gestiti in modo differente e quanti possono, eventualmente, essere oggetto di una rottamazione. Considerando che la montagna dello stock ammonta a 1.275 miliardi e che circa tre quarti sono debito sotto i mille euro si aprirebbero ampie chances di recupero. Ma la prudenza è d'obbligo, visto che molte appartengono a soggetti defunti o falliti.
Dalle risorse eventualmente disponibili si capirà se possibile procedere al taglio Irpef per i redditi fino a 50-60mila euro. "Vediamo le risorse e come si può fare", ha risposto Leo interpellato sulla questione. Al momento il governo può contare sugli 1,6 miliardi del gettito del concordato preventivo biennale che si è chiuso a dicembre scorso a cui andrebbero aggiunti gli incassi del ravvedimento speciale che scade il 31 marzo prossimo.
Roma, 13 mar. (Adnkronos) - Il governo è "determinato" a contrastare l'evasione fiscale e allo stesso tempo alleggerire la pressione sui contribuenti onesti. Per il taglio delle tasse al ceto medio bisognerà aspettare gli esiti a fine marzo della verifica della commissione tecnica sullo stock dei debiti fiscali da 1.275 miliardi di euro. Il nuovo corso del governo per le verifiche ex ante, intanto, sta portando i primi frutti con un calo del 19% dei contenziosi nei primi due mesi dell'anno. Nel suo intervento alla cerimonia di inaugurazione dell'anno giudiziario tributario 2025 alla Camera il viceministro al Mef Maurizio Leo si è soffermato su punti fermi e benefici attesi dalla riforma fiscale.
"Il tema dell'evasione fiscale è sotto gli occhi di tutti, abbiamo un tax gap che oscilla tra 80 e 100 miliardi e dobbiamo assolutamente contrastarlo, come pure la pressione fiscale su cui il governo si è mosso con determinazione, riducendo aliquote da 4 a 3 e rendendo strutturale questa misura cui si aggiunge il taglio del cuneo", ha sottolineato Leo. Accanto a questi due pilastri della lotta all'evasione e della riduzione della pressione fiscale, anche quello della semplificazione e della certezza del diritto, pilastro fondamentale quest'ultimo per "contrastare fenomeni illeciti, ma al tempo stesso attrarre capitali da estero", ha aggiunto.
Il tutto rafforzando 'l'arsenale' ex ante per indirizzare su un percorso di collaborazione i rapporti tra Stato e contribuente. In questa cornice il concordato preventivo biennale e della cooperative compliance stanno portando i primi frutti: nei primi due mesi del 2025 rispetto ai primi due mesi del 2024 c'è stata "una contrazione del contenzioso tributario" con un calo "del 19% dei nuovi giudizio incardinati", ha detto Leo, rilevando che "in alcune corti del Sud il calo si attesta addirittura al 50%".
Si attende per fine mese l'esito della requisitoria tecnica sullo stock dei crediti non riscossi dall'amministrazione fiscale. La Commissione tecnica, istituita presso il Mef sul riordino della riscossione e l'analisi del magazzino in carico all'Agenzia delle entrate-Riscossione "sta facendo la ricognizione e all'esito di questo faremo le opportune valutazioni, penso che entro fine mese avremo dei riscontri", ha detto Leo.
La verifica sui carichi renderà più chiaro il quadro su quanti possono essere abbandonati, quanti gestiti in modo differente e quanti possono, eventualmente, essere oggetto di una rottamazione. Considerando che la montagna dello stock ammonta a 1.275 miliardi e che circa tre quarti sono debito sotto i mille euro si aprirebbero ampie chances di recupero. Ma la prudenza è d'obbligo, visto che molte appartengono a soggetti defunti o falliti.
Dalle risorse eventualmente disponibili si capirà se possibile procedere al taglio Irpef per i redditi fino a 50-60mila euro. "Vediamo le risorse e come si può fare", ha risposto Leo interpellato sulla questione. Al momento il governo può contare sugli 1,6 miliardi del gettito del concordato preventivo biennale che si è chiuso a dicembre scorso a cui andrebbero aggiunti gli incassi del ravvedimento speciale che scade il 31 marzo prossimo.
Palermo, 13 mar. (Adnkronos) - All'alba di oggi i Carabinieri del Comando Provinciale di Messina e i Finanzieri dei Comandi Provinciali di Catania e Messina hanno effettuato una vasta operazione nelle Province di Messina e Catania, con l’esecuzione di misure cautelari emesse dai Gip dei Tribunali del capoluogo peloritano e di quello etneo, su richiesta delle rispettive Procure, nei confronti 39 persone, a vario titolo indagate, per associazione a delinquere di stampo mafioso, associazione finalizzata al narcotraffico, numerosi episodi di spaccio di stupefacenti, estorsione, rapina, accesso indebito a dispositivi idonei alla comunicazione da parte di soggetti detenuti - tutti reati aggravati ai sensi dell’art. 416-bis.1 del codice penale "poiché commessi con metodo mafioso o con il fine di agevolare il clan Cappello-Cintorino' e trasferimento fraudolento di valori.
Le due ordinanze sono il risultato dello stretto coordinamento investigativo attuato tra gli Uffici Giudiziari di Catania e di Messina, sotto la supervisione della Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo, al fine di monitorare più efficacemente le persistenti attività, anche di sfruttamento economico del territorio, proprie dei citati clan per effetto delle cointeressenze nei territori “di confine” delle due province.
I particolari dell’operazione saranno forniti nel corso di una conferenza stampa che sarà tenuta alle ore 10:30, presso il Palazzo di Giustizia di Messina (via Tommaso Cannizzaro).
Palermo, 12 mar. (Adnkronos) - "Affronterò il processo con la massima serenità e con la consapevolezza di poter dimostrare la correttezza del mio operato, avendo sempre agito nel pieno rispetto del regolamento previsto dall’Assemblea Regionale Siciliana. Non ho mai, nella mia vita, sottratto un solo centesimo in modo indebito e confido che nel corso del giudizio emergerà la verità, restituendo chiarezza e trasparenza alla mia posizione. Resto fiducioso nella giustizia e determinato a far valere le mie ragioni con il rispetto e la serietà che ho sempre riservato alle istituzioni". Così Gianfranco Miccichè, rinviato a giudizio per l'uso dell'auto blu, commenta il processo che partirà a luglio. "Sono però amareggiato da quanto la stampa riporta sul fatto che, secondo il pm avrei arraffato quanto più possibile- dice - Nella mia vita non ho mai arraffato alcun che e su questo pretendo rispetto da parte di tutti".
Palermo, 12 mar. (Adnkronos) - L'ex Presidente dell'Assemblea regionale siciliana Gianfranco Miccichè è stato rinviato a giudizio con l'accuaa di peculato e concorso in truffa aggravata il. La prima udienza del processo si terrà il 7 luglio davanti alla terza sezione del tribunale di Palermo. Secondo l'accusa il politico, ex viceministro dell'Economia, avrebbe usato l'auto blu in dotazione, in quanto ex Presidente dell'Ars, per fini personali. In particolare avrebbe usato, non per fini istituzionali, l’Audi della Regione, per una trentina di volte, tra marzo e novembre del 2023, anche per fare visite mediche, e persino per andare dal veterinario con il gatto. Avrebbe fatto salire sull'auto anche componenti della sua segreteria e familiari.
Il suo ex autista, Maurizio Messina, che ha scelto il rito abbreviato, è stato invece condannato dal giudice per l’udienza preliminare Marco Gaeta a un anno e mezzo di carcere per truffa, più sei mesi con l'accusa di avere sottratto la somma che gli era stata sequestrata durante le indagini.
Milano, 12 mar. (Adnkronos) - La Corte di Assise di Appello di Milano ha assolto, ribaltando la sentenza a sette anni inflitta in primo grado, Salvatore Pace per il concorso nell'omicidio di Umberto Mormile, l'educatore del carcere di Opera ammazzato l'11 aprile 1990. Il delitto fu rivendicato dalla Falange Armata, organizzazione terroristica sulla quale gravitavano mafiosi, 'ndranghetista e componenti dei servizi segreti deviati. Mormile, 34 anni, venne assassinato a Carpiano, nel Milanese, mentre andava al lavoro, quando due individui in sella a una moto esplosero contro di lui sei colpi di pistola. Secondo l'accusa, Pace, 69 anni, diventato collaboratore di giustizia, si sarebbe messo a disposizione dei mandanti dell'omicidio. "Attendo di leggere le motivazioni" è il commento dell'avvocato Fabio Rapici, legale di alcuni dei familiari della vittima.