Il dubbio che in Italia l’ostilità verso i rom sia in costante aumento trova conferma negli ultimi dati pubblicati nel Rapporto annuale curato dal centro studi americano, il Pew Research Center che, nell’ambito di una ricerca sulle prospettive di un’Europa unita e solidale, ha indagato come i sei paesi europei più popolosi (Francia, Germania, Italia, Polonia, Spagna e Regno Unito) vivono il rapporto con alcune minoranze etniche. L’86% degli italiani ha un’opinione negativa nei confronti delle comunità rom e, se analizziamo i risultati elaborati negli anni precedenti, ci rendiamo conto di come la diffusa avversità degli italiani verso i rom sia un fenomeno diffuso, consolidato, strutturale e svincolato dalle congiunture economiche o dalla percentuale di rom rispetto alla popolazione totale.
Analizzando i dati ufficiali scopriamo che i rom rappresentano la più grande minoranza in Europa e l’Italia è tra i paesi con la minore percentuale di rom presenti sul territorio. Eppure il virus dell’antigitanismo da cui siamo affetti, non ci fa vedere il popolo rom come un’entità europea vivace e ricca, composta in prevalenza da giovani sparsi in ogni Nazione, precursori della mobilità “stile Erasmus”. In Italia, dove sono stati inventati i “campi nomadi”, si continua a pensarli come una massa indistinta e omogenea di asociali, affetti da problematiche sanitarie di varia natura, persone straniere ovunque, fantasmi della premodernità.
Presumo quindi che sia stato un prelato italiano l’estensore del discorso che Papa Francesco ha pronunciato nei giorni scorsi nel corso del “Pellegrinaggio del popolo gitano”. Il discorso non poteva offrire migliore occasione ai detrattori per poter affermare che il Pontefice ha alimentato gli stessi pregiudizi e stereotipi che nell’udienza ha sostenuto sia necessario combattere. Lo si comprende scorrendo i quotidiani che il giorno successivo hanno raccontato l’evento.
“L’incontro del Papa con rom e sinti: Basta pregiudizi ma voi cambiate!” (Corriere della Sera). “Cari rom, dovete rispettare la legge” (Il Tempo). “Il Papa ai rom: Non rubate più” (Libero). “Il Papa bacchetta i rom. E ora dategli del razzista” (Il Giornale).
Non sfugge all’analisi distorta anche il noto vaticanista Luigi Accattoli che chiosa: “Una gran cosa un Papa che li difende tanto quanto li critica”.
Ma cosa avranno provato i deputati rom provenienti dalla Spagna, gli accademici rom venuti dall’Est Europa, il vescovo indiano ed i sacerdoti rumeni di origine rom quando il Papa, parlando della loro gente, li ha descritti come comunità composte da bambini non tutelati (“che diventano oggetti in mano a persone depravate”), giovani criminali (“coinvolti nel traffico della droga”), donne senza scrupolo (“coinvolte nel traffico di esseri umani”)?
“È arrivato il tempo – ha affermato il papa – di sradicare pregiudizi secolari, preconcetti e reciproche diffidenze che spesso sono alla base della discriminazione, del razzismo e della xenofobia”. Ma la formula indicata sembra partire da una visione fortemente stereotipata: “Cari amici, non date ai mezzi di comunicazione e all’opinione pubblica occasioni per parlare male di voi. Come tutti i cittadini, potete contribuire al benessere e al progresso della società rispettandone le leggi, adempiendo ai vostri doveri e integrandovi anche attraverso l’emancipazione delle nuove generazioni”. “I vostri figli- ha concluso il Pontefice – hanno il diritto di andare a scuola, non impediteglielo!”, rafforzando implicitamente l’idea di una forte resistenza delle mamme rom a negare il diritto allo studio. Ha colpito l’invito rivolto alle comunità rom presenti nella Sala Nervi ad evitare “falsità, truffe, imbrogli, liti”.
La maggioranza degli italiani, compreso l’estensore del discorso del Pontefice, sono vittime inconsapevoli dal virus dell’antigitanismo e tutti dobbiamo essere aiutati a comprendere che il popolo rom, nella sua stragrande maggioranza, rappresenta per i suoi valori culturali e sociali una risorsa enorme per l’Europa e per il mondo.
Il problema in Italia non sono i rom. Il problema è il virus dell’antigitanismo, che giornalmente ci avvelena il cuore e la mente.