Secondo il presidente dell'autorità garante della concorrenza "il pluralismo istituzionale esasperato è fonte di conflittualità e di grave pregiudizio per la crescita economica". Al contrario la gestione associata fa emergere sinergie. L'esempio del trasporto pubblico locale
L’accorpamento dei piccoli Comuni non mette a rischio i servizi ai cittadini ma, anzi, li rende almeno in potenza più efficienti. Parola del presidente dell’Antitrust, Giovanni Pitruzzella, che in audizione alla commissione Affari costituzionali della Camera ha sostenuto che l’aggregazione degli enti locali “mediante convenzioni, fusioni o altre forme di aggregazione” non va a scapito della concorrenza, bensì “può dare un contributo alla semplificazione amministrativa che è una delle precondizioni del funzionamento del mercato”. In più comporta la diminuzione del numero delle società partecipate “che rappresentano una zavorra per la nostra economia e i nostri bilanci pubblici”.
In concreto, l’unione dei Comuni “favorisce l’individuazione di ambiti di erogazione dei servizi pubblici locali più ampi, mentre oggi spesso i servizi frammentati tra il pulviscolo di enti locali hanno ambiti eccessivamente ristretti che provocano inefficienza e mancanza di economie di scala”. Di conseguenza, ha spiegato Pitruzzella, “vedo una refluenza (conseguenza, ndr) positiva delle forme di aggregazione sui servizi pubblici locali”. Un esempio? La gestione associata del trasporto pubblico locale è un “modo per realizzare sinergie tra le località”. Giudizio positivo, quindi, sul decreto Delrio del 2012, che oltre a prevedere il riordino delle Province introduce l’obbligo per i Comuni sotto i 5mila abitanti di esercitare “in forma associata” le funzioni fondamentali. Obbligo a cui i sindaci, dopo l’ultima proroga concessa dal governo Renzi, sono tenuti ad adeguarsi entro il 31 dicembre di quest’anno. “La decisione del legislatore di incentivare le modalità più strutturate, e tra queste la fusione, per l’esercizio delle proprie funzioni, appare senz’altro condivisibile”.
E le preoccupazioni di chi teme che gli accorpamenti si traducano in un eccessivo accentramento? “Il pluralismo istituzionale esasperato caratterizzato da una molteplicità di centri istituzionali senza un efficace coordinamento, soprattutto a livello locale, è fonte di conflittualità politica e di grave pregiudizio per l’economia e la crescita economica”, è il giudizio del numero uno dell’Antitrust. Ne è un esempio “la moltiplicazione esasperata degli attori della Conferenza dei servizi che risulta tra i motivi di fallimento dell’istituto”. Al contrario, “la semplificazione del pluralismo istituzionale costituisce una delle vie per fare in modo che gli effetti benefici della liberalizzazione dei mercati possano dispiegarsi piuttosto che andare a sbattere contro la complessità della macchina amministrativa in termini di procedure e di attori”.
Tra i benefici derivanti dalla fusione dei Comuni, il presidente dell’Antitrust ha citato quelli che deriverebbero per le imprese. “E’ noto che quanto minori sono gli oneri che gravano sulle imprese in termini di adempimenti e di complicazione delle procedure tanto più facile sarà l’avvio di nuove attività economiche o l’esercizio di quelle esistenti, con consistenti vantaggi in termini di competitività delle imprese stesse”. Ma vantaggi, a suo avviso, si avranno anche per il rilancio delle grandi infrastrutture, grazie alla semplificazione dei processi decisionali. E’ poi anche da considerare che “mediante la fusione si allenta il legame tra gli interessi locali ‘particolari’ e il potere politico, si riduce notevolmente il rischio di cattura dell’amministrazione” e dunque di comportamenti non in linea con le regole.
Pitruzzella ritiene “però auspicabile prevedere un penetrante e capillare sistema di monitoraggio e di valutazione dei risultati conseguiti”. Infine, “affinché le unioni e le fusioni non continuino a restate impresse sulla carta sarebbe opportuno valutare la necessità di introdurre ulteriori incentivi” e “adeguate misure di penalizzazione” per gli enti locali che non provvedono alla gestione aggregata delle funzioni. Sul fronte più strettamente di competenza dell’autorità, “società in house e affidamenti senza gara pregiudicano la concorrenza, così come la pregiudica il fatto che c’è un monopolio pubblico di attività che possono essere svolte nel mercato“, ha sottolineato Pitruzzella. “La soluzione è l’analisi preventiva da parte dei Comuni con il supporto della Regione e dell’Antitrust per capire cosa può essere affidato al mercato e cosa ai Comuni”.