Con la nuova crisi politica in atto in Portogallo, in sostanza con la sfiducia del programma economico del governo di Pedro Passos Coelho, si potrebbe rimettere in profonda discussione l’austerity portoghese così blasonata dai burocrati di Bruxelles. Così come la Grecia, anche il Portogallo non vanta un passato, né un presente, di stabilità finanziaria: ergo, i conti in ordine non sono mai stati, nemmeno per Lisbona, una priorità per gli organi di governo.
Per tutto il XIX secolo la monarchia portoghese contrattò prestiti su prestiti, mettendo a dura prova la pazienza dei creditori internazionali i quali, a più riprese, chiesero di istituire una commissione finanziaria di controllo, una Troika ante litteram, sulle finanze di Lisbona. Conti alla mano, il debito pubblico portoghese passò da 27 milioni di sterline nel 1860, a ben 140 milioni nel 1890. Una cifra insostenibile per un Paese che era costretto a contrarre prestiti per pagare le scadenze su altri prestiti: una spirale pericolosa al ribasso che condusse al disastro finanziario.
I maggiori creditori del piccolo Paese europeo furono senza dubbio inglesi e francesi, anche se i tedeschi iniziarono ad aumentare i propri investimenti a partire dagli anni ’80 del XIX secolo. Proprio quest’ultimi, insieme ai francesi, costrinsero il Governo portoghese ad istituire un organo pubblico semi-indipendente che gestisse le entrate messe a garanzia dell’enorme debito: la Junta de Credito Publico. La crisi delle finanze brasiliane del 1891-92 mise anche sotto pressione quelle portoghesi, le cui casse erano ormai vuote. Il Governo di Lisbona, date le imminenti scadenze finanziarie e la pressione internazionale dei creditori, nel 1892 fu costretto a ridurre di quasi due terzi gli interessi da pagare sul debito pubblico.
Diversamente da quanto avvenne in Grecia nel 1898, quando una Commissione finanziaria internazionale composta da Germania, Francia, Gran Bretagna, Russia, Austria-Ungheria ed Italia venne istituita a controllo delle finanze elleniche, in Portogallo nessun rappresentante straniero entrò direttamente nella Junta de Credito Publico, controllata solamente da autoctoni. I tentativi di aprire a rappresentanti stranieri la Junta furono considerati un tale affronto dal popolo portoghese, che il governo di Lisbona in carica venne rovesciato e sostituito da uno meno conciliante. A quel punto oramai le sorti erano già decise. Le impellenze finanziarie di Lisbona erano tali che per evitare il disastro completo erano necessari ulteriori prestiti. Diversamente da quanto sperato dai portoghesi però, le borse di Parigi e Londra, le due più importanti nel XIX secolo, misero al bando la contrattazione dei nuovi titoli portoghesi, impedendo de facto a Lisbona di trovare i capitali necessari sul mercato internazionale.
L’orgoglio del popolo portoghese da un lato e la volontà di Francia, Germania e Gran Bretagna dall’altro bloccarono qualsiasi forma di trattativa, rendendo la situazione, per il Portogallo, sempre più complicata. Nonostante non fosse stato accettato nessun rappresentante straniero nella Junta de Credito Publico, le potenze europee non si esonerarono dal voler sfruttare le difficoltà finanziarie del Portogallo per accaparrarsi importanti settori economici o interi territori. Mentre la Francia vantava una diretta influenza nel Monopolio del tabacco e nella Regia delle ferrovie portoghesi, Gran Bretagna e Germania, già in passato, avevano mostrato il loro interesse verso le colonie africane controllate da Lisbona. La paura di un colpo di mano di Berlino in questa direzione, spinse Londra a trovare un compromesso con il Portogallo.
Il passato glorioso del Portogallo spinse le grandi potenze ad avere un atteggiamento più temperato e conciliante rispetto le inadempienze economiche di Lisbona. Nella fattispecie, proprio come in Grecia nel medesimo periodo storico, le difficoltà finanziarie dovute alla contrattazione irresponsabile di prestiti furono usate dai grandi paesi europei per ottenere vantaggi politici ed economici. Le ripercussioni della crisi finanziaria del XIX secolo in Portogallo, che in parte condussero alla rivoluzione del 1910, potrebbero portare, oggi come allora, e specialmente dopo il colpo di coda della sinistra portoghese in questi ultimi giorni, ad affrontare importanti cambiamenti nel prossimo futuro.