“Starbucks toglie il Natale dalle sue tazze perché odia Gesù”. La polemica divampata negli Stati Uniti sulla nuova linea delle “mug” della celebre catena internazionale del caffè è iniziata da questa bizzarra frasetta. L’ha pronunciata un autoproclamatosi pastore cristiano evangelico di nome Joshua Feuerstein in un video caricato sulla sua pagina Facebook che ha raggiunto oltre 15 milioni di visualizzazioni in 48 ore, milioni di tweet e post, fino a diventare materiale di un comizio dell’arrembante candidato alle presidenziali Donald Trump.
Tutto ha inizio pochi giorni fa con il lancio sul mercato americano dei tazzoni da caffè e frappuccino di Starbucks. Al posto delle renne e dei ramoscelli d’abete dello scorso anno, i designer di Seattle hanno deciso di lasciare soltanto il marchio classico dell’azienda al centro contornato da semplice colore rosso, senza alcun disegno. Una modalità priva di evidenti simbologie per rappresentare la linea di prodotti che si venderanno nelle imminenti vacanze di Natale. Nel giro di poche ore ecco sbucare il video, che presto diventa virale.
“Penso che nell’era del politically correct siamo diventati talmente di mentalità aperta che i nostri cervelli si sono letteralmente staccati della nostra testa”, afferma Feuerstein nel suo video di Facebook dove appare in primo piano con la tazza Starbucks di fianco al viso. “Vi siete accorti che Starbucks ha voluto cancellare Cristo e il Natale fuori dei loro nuovissime tazze? Per questo sono semplicemente rosse”. Poi all’improvviso gira la tazza dalla parte opposta e svela la scritta eseguita a pennarello nero da un commesso di Starbucks: “Sono andato dentro, ho chiesto il mio caffè e mi hanno chiesto il mio nome. E ho detto loro che il mio nome è Buon Natale”. Sul finire del video Feuerstein arringa la folla “sfidando” Starbucks ed invitando tutti quelli che lo stanno ascoltando ad entrare nei negozi della catena per scrivere anche loro sulla tazza ciò che è giusto per ricordare il santo natale. Infine lancia un hashtag #MERRYCHRISTMASSTARBUCKS e si esibisce in uno sproloquio dove mostra la sua t-shirt con un cristo bendato e pure la pistola tenuta in tasca. “Non si tratta solo di una semplice tazza”, ha spiegato Feuerstein in una e-mail inviata al Washington Post. “La coppa è il simbolo di una guerra più ampia contro il cristianesimo in questo paese. I ‘poliziotti’ della correttezza politica hanno chiesto alla maggioranza silenziosa di essere proni alla minoranza”.
L’invettiva di questo 34enne ragazzone dell’Arizona che da diversi anni sul web si è improvvisato pastore di anime perse e traviate degli Stati Uniti – recentemente pare abbia salvato parecchie persone dal suicidio con una campagna ad hoc sempre online – ha avuto una forte eco sui mezzi d’informazione statunitensi compresi i più seguiti telegiornali della sera, finendo anche in uno dei tanti comizi dell’eccentrico candidato Trump: “Ho uno degli Starbucks più redditizi nella mia Trump Tower. Dovremmo boicottare Starbucks? Non lo so, ma intanto non rinnoverò loro il contratto di locazione. Se divento presidente, torneremo tutti quanti ad augurarci ‘Merry Christmas'”. Per una volta i toni della polemica non sono stati né gonfiati, né travisati dal web, ma solo semplicemente e incredibilmente moltiplicati in termini di visione e lettura. Perché a vedere da Twitter e Facebook la maggioranza di chi è intervenuto lo ha fatto smorzando toni e ridicolizzando Feuerstein (perfino la conservatrice Fox ha intitolato un articolo “America, si tratta di una tazza di caffè Starbucks non del Sacro Graal” ndr) che, dal canto suo, ha centuplicato la sua fama di youtuber “evangelico” come mai gli era successo in tutti questi anni di proselitismo 2.0.
Per la cronaca l’evoluzione iconografica delle tazze di Starbucks dal 2009 a oggi è ben mostrata in una foto presente in questo articolo: dagli addobbi per l’albero di natale ai pupazzi di neve, passando per generici nastrini e decorazioni. Tutti cristianissimi, ci mancherebbe altro.