Fu aiuto di Stato, ma nonostante questo è considerato “compatibile con il mercato interno”. Per questo il tribunale dell’Unione europea ha dato il via libera al salvataggio della banca tedesca Hsh Nordbank, respingendo il ricorso di due azionisti di minoranza dell’istituto che si ritenevano danneggiati. Viene così confermata la decisione presa nel 2011 dall’esecutivo Ue, che aveva autorizzato ad alcune condizioni le misure adottate dal governo di Berlino a favore della quinta banca regionale del Paese.
La Hsh Nordbank, nata nel 2003 dalla fusione tra la Hamburgische Landesbank e la Landesbank Schleswig-Holstein, a partire dal 2007 è stata duramente colpita dalla crisi dei mutui subprime e dopo il fallimento di Lehman Brothers nel settembre 2008 si è vista concedere una serie di misure di salvataggio. L’istituto ha beneficiato di una ricapitalizzazione da 3 miliardi di euro mediante emissione di azioni che sono state sottoscritte dal suo azionista di maggioranza Hsh Finanzfonds, un istituto pubblico. In più ha ottenuto una garanzia di rischio di 10 miliardi di euro concessa dai Länder di Amburgo e Schleswig-Holstein e una liquidità di 17 miliardi di euro, concessa dal fondo speciale tedesco per la stabilizzazione dei mercati finanziari. Con decisione del 20 settembre 2011, la Commissione ha ritenuto che tali misure, pur costituendo degli aiuti di Stato, fossero compatibili col mercato interno, a patto che la Germania avesse rispettato alcuni impegni e condizioni.
Due azionisti di minoranza, gli investitori lussemburghesi Hsh Investment Holdings Coinvest-C e Hsh Investment Holdings FSO, che insieme ad altri che facevano capo alla società americana JC Flowers &Co avevano il 25,67% del capitale, hanno proposto ricorso davanti al Tribunale dell’Unione europea per ottenere l’annullamento integrale o almeno parziale della decisione della Commissione. Dopo la ricapitalizzazione, infatti, la loro quota è scesa al 9,19%.