Il futuro della musica risiede nel suo aureo passato. I giovani se ne facciano una ragione, “chitarra basso e batteria”, sono cose per vecchi, situate all’interno di un calderone immenso e cangiante, al quale attingere per continuare a credere che il rock and roll, in fondo, non morirà mai. Lunga vita, dunque, alla storia! Alle operazioni in grado di riportarla “in superficie”, attraverso l’opera di artisti in grado di segnare momenti, oppure periodi inequivocabili della musica.
È il caso di Federico Fiumani e i suoi Diaframma. Proprio in questi giorni parte un tour celebrativo (anteprima assoluta a Parma, presso App Colombofili, sabato 14 novembre 2015) collegato ad un album che in Italia ha realmente fatto la storia: “Siberia”.
Disco che vide la luce il 5 dicembre del 1984, segnando inequivocabilmente la grande stagione della New Wave italiana, la quale percepì in Firenze una delle indiscusse capitali: Diaframma, Litfiba, Moda, Neon; una fucina di gruppi capaci di generare una storia ancora oggi orgogliosamente narrata. Abbiamo incontrato Federico in prossimità di “Diaframma performing Siberia” evento speciale concepito per il trentennale del disco, inserito all’interno di Endenocte, format musicale interamente dedicato alla musica dark/wave (serata peraltro ripresa dalle telecamere di “Memo” programma culutrale a cura di Linda Ovena in programmazione su Rai 5).
Sentite cosa ci ha detto.
Caro Fede, Siberia uscì nel 1984. Quali sono i tuoi ricordi di quel periodo?
Eravamo giovani senza un talento particolare, ci piaceva la musica. Avrei dato la vita per scrivere una canzone decente.
A conti fatti ne hai scritte più di una. Tornando a Siberia, il disco è presente nella classifica dei 100 dischi italiani più belli di sempre secondo Rolling Stone Italia alla posizione numero 7. Cosa suscita in te tale consapevolezza?
Banalmente, devo rispondere che mai avrei immaginato fosse entrato così in alto nella classifica. Mentre lo facevamo non avevamo grandi ambizioni, anzi, ci bastava farlo, quel disco, e chi s’era visto s’era visto.
Esistono passaggi illuminati nella carriera di una band, momenti nei quali tutto fila per il verso giusto: disco, successo, soldi. È per i Diaframma il periodo di Siberia?No, assolutamente, quello non fu affatto un periodo così. Alberto Pirelli, patron della Ira Records, ci convocò in ufficio, tempo dopo, per dirci che non erano soddisfatti delle vendite e che molto probabilmente ci avrebbero mollati… pesava sempre il confronto coi Litfiba, una sfida difficile per chiunque.
Hai amici nell’ambiente di quel periodo? Litfiba, Moda, Neon… eravate una grande famiglia oppure c’era competizione?
Ai tempi c’era forte competizione ma eravamo grandi amici, può sembrare strano ma è così.
La scena fiorentina di quegli anni, lo sanno tutti, resta un innegabile dato di fatto. Esiste un rimpianto tuo personale/musicale collegato ad essa?
Il rimpianto è che allora eravamo giovani,ma per il resto va infinitamente meglio adesso (soldi, donne, successo).
Sempre più spesso si verificano “operazioni celebrative” come ad esempio il trentennale di Siberia. Che cosa ne pensi?
Mi sembra un’ottima cosa. C’è richiesta, perché non esaudirla?
Rivedremo mai i Diaframma cantare Siberia con Miro Sassolini? Mi è sembrato di capire che ci fosse stato un tentativo di riavvicinamento da parte tua…com’è finita?No, abbiamo perso l’attimo, non avverrà mai più. (Federico è di poche parole ma quelle che dice sono pesanti come macigni…)
Facciamo un passo indietro. Personalmente ritengo fantastico il nome della Band. Potresti raccontarci da dove deriva?
Dalla nostra comune passione per la fotografia. Ci piaceva, in musica, giocare con i chiaroscuri.
Facendone due … si arriva agli anni del Post Punk. Quanto sono stati motivo d’ispirazione per te e per la tua carriera?
Moltissimo, certo. Passavo interi pomeriggi nei negozi di dischi specializzati ed ero un forte conoscitore della scena post punk, anche di quella italiana.
Ancor prima della scena fiorentina ci fu a Milano tra il 1978 e l’80 qualcosa di analogo, con Faust’ò, Garbo, Ivan Cattaneo ecc. Anche se a dire il vero anche i Neon erano già attivi nel 1979…
Certo, c’era Milano con la Cramps e la sua operazione Rock 80, ma soprattutto c’era Bologna e L’Italian Records coi Gaznevada, i Confusional e gli Skiantos. Adoravo la scena bolognese di quegli anni.
Fede? Passi per essere una persona schietta e coerente. Chi butteresti “giù dalla torre” in ambito musicale?
Chi confonde i Moda coi Modà.
(Quindi in questo caso il sottoscritto, colpevole di aver scritto nella domanda più in alto “Modà!” con l’accento. Conosco ovviamente i Moda ma evidentemente non altrettanto la scrittura automatica del mio computer , la quale ha confuso il gruppo di Andrea Chimenti con quello di Kekko Silvestre. In effetti il peccato è madornale…).
Sabato suonerai a Parma. Mi dicevi che, per intero, quel disco, non è mai stato suonato…
E’ vero, per un motivo o per l’altro non l’abbiamo mai suonato per intero, nemmeno in quegli anni. Che dire, siamo emozionati e lo stiamo provando parecchio, speriamo di fare bella figura.
Fede? Siamo alla fine, in questo blog ci si saluta sempre con 9 canzoni da consigliare. Quali potrebbero essere le tue connesse magari al periodo di Siberia?
Eccole!
9 canzoni 9 … postpunk selezionate da Federico Fiumani
Lato A
Pretty in Pink • The Psychedelic Furs
Wardance • Killing Joke
Ceremony • New Order
After Hours • Velvet Underground
Lato B
See No Evil • Television
Remote Control • The Clash
New Rose • Damned
Daytime Dilemma (Dangers of Love) • Ramones
Public Image • Pil