La proposta di modifica approvata dalla commissione Bilancio fa salve le delibere su Imu e addizionali presentate entro fine settembre: due mesi in più rispetto al termine fissato dalla legge attuale. Una sanatoria che arriva giusto prima del congelamento previsto dalla manovra a partire dal gennaio 2016
Prima dello stop arriva la sanatoria. Un emendamento del Pd alla legge di Stabilità approvato dalla commissione Bilancio del Senato spiana la strada ai sindaci che hanno deciso a fine estate di aumentare le aliquote di Imu e Tasi, le addizionali e le tariffe. Dribblando così la “moratoria” sulle nuove tasse locali prevista dalla Stabilità a partire dal gennaio 2016. La proposta di modifica stabilisce infatti che siano valide le delibere in materia presentate entro fine settembre: due mesi in più rispetto al termine fissato dalla legge attuale, che fa salve solo quelle licenziate entro fine luglio, termine ultimo per approvare il bilancio di previsione.
“Per l’anno 2015 sono valide le delibere relative a regolamenti, aliquote e tariffe di tributi adottati dai comuni entro il 30 settembre, per le quali siano state compiutamente espletate le procedure di pubblicazione”, si legge nell’emendamento, che introduce un comma aggiuntivo all’articolo 4 del ddl. Grazie alla deroga circa 1.600 Comuni che non si erano mossi per tempo per incrementare l’aliquota Imu sulla seconda casa potranno comunque applicare l’incremento. L’emendamento passato al vaglio della Bilancio era stato presentato identico sia sia al dl Finanza locale sia a quello sulla Voluntary disclosure, ma era stato bocciato. Ora invece è arrivato il via libera, analogo a quello già approvato per province e città metropolitane.
Un punto per l’Anci, l’associazione dei Comuni guidata da Piero Fassino, che aveva chiesto a gran voce la sanatoria sostenendo che “moltissimi Comuni sono stati impossibilitati a determinare le aliquote a causa del ritardo nell’approvazione delle norme sul cosiddetto dl Enti locali e sul riparto del Fondo di solidarietà comunale”. Peccato che in questo modo si ridimensioni l’utilità dei paletti previsti dalla manovra, che, come aveva rivendicato Matteo Renzi subito dopo la presentazione, “impone a regioni e comuni di non alzare le tasse”. Obiettivo, evitare che gli enti locali, a fronte dei tagli imposti dal governo centrale, si rifacciano sui cittadini, come è puntualmente successo negli ultimi anni.