“C’è autonomia del sindacato dall’evoluzione politica e noi guardiamo con rispetto tutto quello che si muove nel quadro politico, ma facendo il nostro mestiere sindacale”. Così Maurizio Landini, segretario della Fiom a margine della conferenza sulla manifestazione del 21 novembre, parla della ’la cosa rossa’, la creatura a sinistra battezzata sabato scorso al teatro Quirino di Roma. “E’ un operazione di palazzo come dice Civati? Non capisco cosa voglia dire, qualcuno dice che anche Renzi sia frutto di un’operazione di palazzo, visto che non è stato eletto direttamente dal popolo – afferma -. Dal mio punto di vista serve rimettere il lavoro al centro della discussione politica. C’è una doppia crisi, la maggior parte degli elettori non va a votare e – continua Landini – la maggior parte dei lavoratori non è iscritta a nessun sindacato. Io tento di innovare e costruire un’unità dal lavoro autonomo a quello dipendente”. “Le cattive leggi vanno abrogate” dice Landini in conferenza annunciando il percorso avviato dalla Cgil su un possibile referendum contro il jobs act, la buona scuola e lo sblocca Italia. Gli stessi temi referendari proposti da ‘Possibile‘ di Pippo Civati, la cui raccolta di firme è naufragata in un flop. “Perché non sostenerlo? Io non prendo decisioni da solo, faccio parte di un’organizzazione democratica. Fin che faccio il segretario della Fiom io personalmente non esiste. Non ci si divide solo a sinistra, in parlamento ci sono più cambi che in un campo di calcio” dice il leader dei metalmeccanici. “Bisogna partire dai contenuti, per questo chiedo a chi condivide le nostre proposte di essere in piazza il 21 novembre – conclude -, non chiederemo tessere di partito o l’esame del sangue, ci rivolgiamo a tutti i partiti”
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