L’altro dramma della depressione che Haig racconta bene è il fatto che la depressione è invisibile, può sembrare una cosa da nulla, “la testa brucia ma non si vedono le fiamme”. La depressione, poi è diversa da persona a persona, “perché le menti si inceppano in modo unico, non è mai esattamente la stessa cosa”. L’unica cosa buona, per così dire, è che la depressione è democratica, può colpire tutti, ricchi e poveri, persone felicemente sposate e persone che hanno ricevuto una promozione, personaggi pubblici famosi, come Robin William (“la sua morte mi ha spaventato, come se in qualche modo il suo gesto avesse aumentato le nostre probabilità di finire nello stesso modo”). E quando si sprofonda nel male, come dicevo all’inizio, si pensa alla morte non come una cosa desiderabile, “la morte continua a far paura anche a chi si suicida”, ma come un’opzione alternativa a un male di vivere che si è fatto insopportabile (ecco come lo descrive Haig in un altro passaggio: “ipocondria, ansia da separazione, senso continuo di terrore, sfinimento mentale, sfinimento fisico, senso di inutilità, dolce agli arti, sensazione di sentirsi perso una tristezza infinita, insonnia”).
Pur essendo una malattia che uccide più di una guerra, di depressione si parla poco o nulla. Per fortuna come l’energia di un uragano cessa, anche la sofferenza non dura. “Lei dice che durerà, ma è una bugia”. Ignorare la convinzione che nulla potrà cambiare è il primo passo per uscirne e per tornare a “avere amici, mangiare ottimo cibo, guardare il panorama, vivere, ridere”. “La vita ti aspetta”, scrive Haig.
Due uomini pubblici, uno stesso male, l’identica voglia di raccontare. Chi li legge e non è mai stato malato può apprendere cosa significa davvero essere depressi. Chi depresso è, o è stato, avverte un senso di infinita consolazione nel sapere che se ne può realmente uscire. Non a parole, ma nel corpo e insieme nella mente. E dopo, lo si può persino raccontare, una cosa, dice Haig, che per lui sarebbe stata impossibile credere nel periodo della sua malattia. E invece, qualche anno dopo, eccolo qui, il libro, con la copertina di un uomo in volo attaccato a un grappolo di palloncini colorati. Le ragioni per vivere, appunto.