Con gli attacchi kamikaze a Parigi e la bomba vicino allo Stade de France continua l’annus horribilis della Francia, finita nel mirino del terrorismo di matrice islamica. Il 2015 si è aperto con la strage a Charlie Hebdo, continuato poi con gli attentati sventati alle chiese cattoliche, l’episodio del ferimento di tre persone a bordo del treno Amsterdam-Parigi.
La sera di venerdì 13 novembre iniziano una serie di sparatorie coordinate nella capitale nonostante un dispositivo di massima allerta sempre dispiegato su tutto il territorio e dopo un duplice allarme bomba nel corso della giornata. Come emerso nei mesi scorsi, ad operare sono cellule legate alla jihad ma anche “lupi solitari”, in una nebulosa che sembra di volta in volta sfuggire ai servizi segreti.
In gennaio c’erano stati i 12 morti nella redazione del mensile satirico Charlie Hebdo e la presa di ostaggi nel supermercato kosher, entrambe concluse con l’uccisione degli attentatori (i fratelli Cherif e Said Kouachi e il loro fiancheggiatore Amedy Coulibaly che ha ucciso 4 persone prima di essere ucciso). Il primo ministro socialista Manuel Valls aveva parlato però di altri “cinque attentati” sventati annunciando l’arresto di Sid Ahmed Ghlam, studente parigino sospettato di un imminente attentato contro una chiesa della banlieue parigina, in nome dell’islam più radicale.
In febbraio, un altro allarme: tre militari di servizio davanti a un sito della comunità ebraica di Nizza vengono aggrediti con un coltello dal francese di origine africana Moussa Coulibaly. Poi l’attentato sventato con l’arresto dello studente di informatica Sid Ahmed Ghlam, trovato in possesso di un arsenale di guerra e pronto ad attaccare chiese di Villejuif, periferia di Parigi.
Anche se poi si appurò che il movente era personale, in giugno la decapitazione di un imprenditore nella banlieue di Lione ha fatto salire ulteriormente la tensione nel Paese dato che a compiere l’azione era stato un uomo di origini arabe con messinscena tipica della jihad.
Lanciando l’allarme per tutti treni d’Europa, in agosto un marocchino aprì il fuoco su un Tgv: l’attentatore fu placcato da tre americani che col loro coraggio evitarono quella che poteva essere una strage. Secondo il ministero dell’Interno, dicastero guidato da Bernard Cazeneuve, poco meno di 2mila francesi sono legati a organizzazioni coinvolte nella “guerra santa” islamica o nelle organizzazioni radicali in Siria o in Iraq. Dopo gli attentati di quest’anno, la Francia ha disposto la massima allerta sul territorio, con il dispiegamento di almeno 10mila soldati previsti dal piano di prevenzione del terrorismo Vigipirate al suo massimo grado. Proprio mercoledì era stato annunciato l’arresto di un uomo a Tolone, nel sud della Francia, prima che sferrasse un attacco contro militari francesi in nome della jihad.
Del resto esperti di geopolitica e agenti dei servizi segreti sono d’accordo che con l’operazione lanciata in Siria la Francia non mirava ad arginare l’esodo di profughi né a rafforzare la coalizione anti-Isis: il motivo è quello di neutralizzare un gruppo preciso di combattenti che starebbe preparando attentati devastanti sul territorio francese. Pare siano stati confermati nelle loro analisi.