L'MI5 e gli altri apparati dei servizi segreti della Gran Bretagna temono attacchi mirati, organizzati da parte di gruppi o da parte di lupi solitari, su obiettivi che vengono definiti "soft" ma non per questo meno strategici, almeno secondo le menti criminali dei terroristi. E l'aeroporto di Gatwick, scalo intercontinentale fra Londra e Brighton, è stato evacuato per un allarme terrorismo
La “neutralizzazione” (questo il termine usato dagli americani) di Jihadi John, che nell’attacco mirato compiuto da un drone sarebbe praticamente “evaporato” (altro termine in arrivo da Washington), non è ancora stata confermata. Eppure l’intelligence britannica già teme che per la presunta morte di Mohammed Emwazi, il gruppo dei terroristi del sedicente Stato islamico abbia già pensato ad attacchi mirati nel Regno Unito come “vendetta” all’uccisione di quello che è stato identificato come lo “sgozzatore dell’Isis“. Mentre ancora a Parigi si contano morti e feriti degli attacchi di venerdì 13 novembre, Londra ha così alzato l’allerta ai massimi livelli. La stampa britannica nella giornata di sabato 14 novembre lo scrive chiaramente: l’MI5 e gli altri apparati di intelligence della Gran Bretagna temono attacchi mirati, organizzati da parte di gruppi o da parte di lupi solitari, su obiettivi che vengono definiti “soft” ma non per questo meno strategici, almeno secondo le menti criminali dei terroristi. Perché il salto di qualità a Parigi è stato chiaro ed evidente: non più treni affollati, metropolitane imballate di gente, grandi musei o resort turistici, ma questa volta si è trattato di bar, ristoranti, caffetterie, sale concerti. Luoghi dove chi abita in una grande metropoli va ogni giorno. Obiettivi quindi imprevedibili e per questo anche difficilmente proteggibili.
Intanto, dopo che l’Isis ha rivendicato gli attacchi di Parigi definendoli come una risposta ai raid in Siria, su Jihadi John, britannico originario del Kuwait e dall’infanzia trascorsa in modo apparentemente tranquillo e sereno nel cuore di Londra, continuano ad arrivare indiscrezioni. L’ultima è stata data dal Daily Telegraph che, pur non rivelando ancora le sue fonti, si dice certo di una cosa: recentemente l’uomo era diventato padre di un bimbo. Chiaramente, essendo Emwazi britannico, anche suo figlio ha acquisito automaticamente la cittadinanza inglese e per ottenere il passaporto basterà alla madre, ancora ignota, una semplice richiesta all’Home Office, il ministero dell’Interno di sua maestà. Così, ecco la beffa. Il figlio di quel terrorista che ora si ritiene sia stato neutralizzato potrà un giorno essere libero di entrare nel Regno Unito, senza alcun problema, senza nemmeno essere fermato al servizio immigrazione dell’aeroporto. Chiaramente, le colpe dei padri non devono ricadere sui figli, sottolineano ora commentatori e analisti britannici. Rimane però a Londra un senso di straniamento di fronte alla possibilità che un giorno il figlio del jihadista più ricercato degli ultimi mesi possa frequentare una scuola o una università sulle rive del Tamigi.
Ora, appunto, anche l’allerta massima da parte dei servizi segreti, con le prime scene di panico che hanno interessato l’aeroporto di Gatwick, scalo intercontinentale fra Londra e Brighton, evacuato nella mattinata di sabato per un allarme terrorismo, a causa di un pacco sospetto. Del resto, se è vero come ha detto un po’ trionfalmente dal primo ministro conservatore David Cameron, che ha parlato di un’uccisione di Jihadi John che è “un colpo al cuore all’Isis”, la probabilità che la reazione dei terroristi sia in fase di progettazione è, per lo spionaggio britannico, “altamente probabile”. Una differenza, tuttavia, è stata sottolineata nelle ultime ore. Il parlamento di Westminster non ha mai autorizzato raid aerei della Royal Air Force in Siria, contrariamente a quanto invece è stato consentito per l’Iraq.
Un elemento di non poco conto, considerando che appunto lo Stato islamico ha citato proprio gli strike dell’aeronautica francese e della coalizione come motivazione degli attentati di Parigi. Londra, chiaramente, nel Paese di Bashar al-Assad supporta gli Stati Uniti nell’utilizzo dei droni, sempre più letali, però l’azione simbolica di una Camera dei Comuni che vota per il bombardamento della Siria è ancora di là da venire. I 56 morti e gli oltre 700 feriti (molti dei quali amputati) degli attacchi alla metropolitana e agli autobus di Londra del 7 luglio 2005 sono per Londra ancora difficili da digerire. Ma mentre quelle stragi sono appunto ancora da metabolizzare, a Londra si fanno molti calcoli per cercare di capire quando il prossimo attentato verrà messo in atto. Visto che il se della possibilità è stato già da tempo accantonato.