Il comune alla porte di Milano va al voto dopo il commissariamento. I 5 Stelle sperano di conquistare il primo comune in Lombardia. Il deputato grillino chiude la campagna: "Per noi parlano i fatti, non sono tutti uguali". E sul caso del consigliere a cui è stato chiesto un passo indietro per le presunte ombre sul suo passato: "Da noi regole ferree, non c'è bisogno di andare dal notaio per far dimettere qualcuno"
“Noi abbiamo un obiettivo semplice: riportare la normalità. Poi parlano i fatti, non dobbiamo convincere nessuno”. Luigi Di Maio a Sedriano, 11mila abitanti in provincia di Milano e primo comune sciolto per mafia in Lombardia, arriva pochi minuti prima di iniziare il comizio dal palco della piazza principale. Il candidato sindaco e il suo vice lo aspettano nella “non sede” del Movimento 5 Stelle (una stanza e due vetrine affittata per la campagna elettorale, quasi una deroga ai principi degli inizi che vietavano tutto quello che assomigliava a un circolo). Ad accompagnare il vicepresidente della Camera ci sono il consigliere regionale Stefano Buffagni e il deputato Massimo De Rosa. Di Maio ha passato la giornata a incontrare imprenditori e rappresentanti di startup. “Prima o poi dobbiamo cominciare a vincere anche al nord”, dicono i suoi, e Sedriano potrebbe essere la prima prova. “Abbiamo subito un attacco infame”, si giustifica Davide Rossi, quello che sarà il numero 2 della potenziale giunta M5S, in merito al caso sollevato da ilfattoquotidiano.it del consigliere Gabriele Panetta e a cui è stato chiesto un passo indietro per i suoi presunti rapporti di conoscenza con la famiglia mafiosa dei Musitano di Bareggio. “I nostri anticorpi? Non ne abbiamo bisogno, per noi parlano i fatti”, dice Di Maio. “Non mi sembra che per far dimettere i nostri ci sia bisogno di andare dal notaio come il Pd con Ignazio Marino o si sia costretti a tenersi in casa gente come Vincenzo De Luca. Il buongiorno si vede dal mattino e io non ci sto a dire che succede a tutti”. Poi guardando il candidato grillino Angelo Cipriani aggiunge: “Io lui non lo conosco bene, ma mi fido lo stesso. Perché il Movimento è così: abbiamo regole ferree e so che dovrà rispettarle”.
Sedriano tra tutte le campagne elettorali che il Movimento ha visto rappresenta una storia a parte. In piazza a sentire il comizio M5S ci sono circa 200 persone. Le bandiere e la musica cercano di riscaldare un venerdì sera di vigilia del voto. Poco distante il centrodestra, che ancora candida personaggi legati all’amministrazione sciolta per condizionamento, organizza il suo ultimo banchetto. Il vero sfidante dei grillini è il Pd che già ha governato 15 anni e che ha liste che possono competere. Sul palco per il M5S si presenta Cipriani, comandante della Guardia di finanza, insieme alla sua squadra (“In un Comune con questa storia pesante, noi presentiamo un rappresentate delle forze dell’ordine”, esordisce Buffagni). Il candidato primo cittadino presenta i suoi uno a uno e in due casi li chiama “milanesi doc”, come se nelle terre di lavoro e immigrazione servisse specificarlo. Cipriani attacca parlando del suo programma: “Abbiamo in mente i ‘pali intelligenti’ che possano illuminare risparmiando e fornire anche il wifi, la scuola prima di tutto e la messa in sicurezza delle strutture, poi gli orti botanici e la trasparenza”. E aggiunge Rossi: “Apriremo le porte del Comune. Dopo 25 mesi di commissariamento vogliamo tornare a far parlare i cittadini”. Poi si corregge: “Certo lo faremo se vinciamo”. Lapsus. In generale si parla molto di futuro e nessuno ha voglia di ricordare il passato, come quel terremoto che ha sconvolto il Comune. Ci pensa Di Maio a ribadire che il “Pd è quello di Mafia capitale”, mentre il Movimento è quello “del sindaco di Pomezia definito incorruttibile nelle intercettazioni e se lo dicono loro noi ci crediamo”.
Il Movimento 5 Stelle che sogna di governare sa che la vera sfida passa dal territorio. Mentre i sondaggi volano a gonfie vele verso numeri che mai prima d’ora erano stati toccati, Di Maio e i suoi sanno che molto dipenderà anche da quello che succede dove nella stanza dei bottoni sono già entrati e soprattutto dove non stanno facendo solo opposizione. “Io sto incontrando i rappresentanti locali uno a uno. Non li lasciamo soli: faremo un sito internet vetrina per tutte le loro attività. E poi faremo formazione sul tema dei fondi europei perché possano usufruirne il più possibile”. Di Maio gira l’Italia senza staff alle calcagna e si fa scortare dai consiglieri e dagli eletti locali. Lui pensa già al poi, e lascia di essere introdotto come quello che “per adesso” è il nostro leader. Ma sa che il segreto comunque vada è tutto nella base. “Io dico solo che dobbiamo restare compatti per governare bene. Il mio consiglio è uno solo: restiamo compatti perché solo il Movimento può distruggere se stesso. Non esiste una forza politica come questa che ha regole ferree e che resta integra e soprattutto che si taglia lo stipendio”. Restare credibili e lasciare che siano gli altri a sbagliare, questa la filosofia in poche parole. “Il nostro segreto è l’integrità. I programmi? Nelle piccole e nelle grandi città intanto puntiamo a ristabilire la normalità. A Roma vuol dire trasporti e pulizia. A Milano il rilancio delle imprese. In generale, dobbiamo solo fare quello che diciamo. E noi lo facciamo davvero perché abbiamo le mani libere”. Sedriano ascolta e applaude. In piazza ci sono molti “forestieri”, attivisti di Milano e dintorni venuti a dare il loro sostegno. In prima fila una fan over 70: “A Di Maio voglio bene perché è un paesano”.