L’avventura partita in pompa magna dodici mesi fa si è conclusa nel peggiore dei modi. Non sono bastate le star del piccolo schermo di casa nostra, migrate in massa verso Tirana, a dar lustro al progetto televisivo di Francesco Becchetti
Tanto tuonò (e tuonò davvero assai) che piovve. Agon Channel, la prima tv italiana delocalizzata all’estero (e precisamente in Albania), che aveva iniziato le sue trasmissioni il 26 novembre 2014, è definitivamente sparita dal canale 33 del digitale terrestre il 13 novembre scorso. Al suo posto è tornato ABC, canale di televendite.
È il risultato scontato di mesi di difficoltà giudiziarie per il patron Francesco Becchetti, fermato qualche giorno fa a Londra su mandato della procura di Tirana, con l’accusa di falso in documentazione e riciclaggio di denaro.
L’avventura partita in pompa magna dodici mesi fa (ricordate il gala di presentazione con Nicole Kidman a Milano?) si è conclusa nel peggiore dei modi. In realtà Agon Channel aveva deluso profondamente anche dal punto di vista prettamente televisivo: non erano bastate le star del piccolo schermo di casa nostra, migrate in massa verso Tirana, a dar lustro a un progetto carente di idee originali e innovative.
Pupo, Simona Ventura, Maddalena Corvaglia, Sabrina Ferilli, Luisella Costamagna, Veronica Maya, Marco Sinise: tutti nomi noti che non hanno resistito al richiamo delle sirene di Becchetti e che, però, una volta finiti i loro programmi sono tornati a casa a gambe levate. Aveva fatto molto rumore, poi, l’addio più che precoce di Antonio Caprarica, dimessosi a poche settimane dal debutto dal ruolo di direttore delle news, lamentando condizioni di lavoro lontane da standard quantomeno accettabili.
La versione albanese del canale era già sparita all’inizio di ottobre, quando il governo di Tirana aveva letteralmente tagliato l’elettricità al network, mentre il canale in italiano resisteva solo grazie a vecchi programmi in replica e registrati mandati in onda da Roma. Il 13 novembre, a quanto pare, è caduto anche l’ultimo baluardo di un sogno televisivo, la cui fine è stata decretata prima dagli spettatori italiani e solo dopo dai giudici albanesi.