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Attentati Parigi, G20: “Sanzioni ai regimi che finanziano i terroristi”. Ma il Cremlino: “Occidente diviso”

Nella bozza 9 punti d'azione. In testa rafforzamento della sicurezza aerea, scambio di informazioni e blocco del flusso dei foreign fighters. La Russia: "Accordo impossibile, ogni Paese ha la propria posizione e il proprio atteggiamento verso i diversi segmenti del problema"

Sanzioni finanziarie ai regimi collegati al terrorismo o che finanziano i terroristi” e blocco del “flusso dei foreign fighters“. E’ uno dei passaggi del documento in 9 punti dedicato al terrorismo che sarà allegato alle conclusioni del G20 in via di chiusura. Il testo, non incluso nella bozza iniziale, è stato aggiunto in seguito agli attentati di Parigi e si apre con la condanna “nei termini più forti possibili” degli “atroci attacchi terroristici di Parigi del 13 novembre e di Ankara del 10 ottobre” “un inaccettabile affronto all’umanità”. Il terrorismo non può essere “giustificato in nessuna forma” e non va associato “con religioni, nazionalità, civiltà o gruppi etnici”, hanno affermato i capi di Stato riuniti ad Antalya.

I leader dei 20 paesi, si legge nel documento, sono “uniti per condannare il terrorismo”: si tratta di una priorità da affrontare insieme, “con un lavoro comune”, in stretta collaborazione con le Nazioni Unite e in accordo con le sue leggi su diritti umani e rifugiati. Le azioni comuni saranno il contrasto alle reti finanziarie dei terroristi attraverso lo scambio di informazioni sui trasferimenti di denaro sospetti e il congelamento “degli asset del terrorismo e di finanziamento alla criminalità”, con l’aggiunta di sanzioni “robuste e mirate”. Fra le misure contenute nella bozza, maggiore attenzione all’incitamento e alle comunicazioni via internet, per impedire ai terroristi di sfruttare la tecnologia per la propria propaganda, oltre a sforzi “per rafforzare la sicurezza dell’aviazione globale“. Il documento sottolinea, inoltre, la minaccia che rappresenta il ritorno in patria di chi è andato a combattere in Siria e prevede la lotta contro i foreign fighters coinvolgendo tutti i Paesi, “inclusi quelli di origine, transito e destinazione“, con l’impegno a maggiori controlli alle frontiere e alla condivisone di più informazioni.

“La lotta al terrorismo è la maggiore priorità per tutti i nostri Paesi e noi ribadiamo la nostra determinazione a lavorare insieme per prevenire e sopprimere gli atti terroristici e a incrementare la solidarietà internazionale e la cooperazione, nel pieno riconoscimento del ruolo centrale delle Nazioni unite”, sintetizza la bozza dove i leader del G20 si impegnano a ricordare “per sempre le vittime di questi attacchi” e a riconoscere “il bisogno a tutti i livelli di lavorare attivamente per prevenire l’estremismo violento e sostenere la società civile nel coinvolgere i giovani e promuovere l’inclusione di tutti i membri della società”.

Sullo sfondo David Cameron che tende la mano a Vladimir Putin: il premier britannico si è detto pronto a fare “compromessi” con la Russia per contrastare insieme l’Isis. L’apertura appare confermata in qualche modo dallo stesso Putin, il quale, pur notando come i rapporti russo-britannici “non siano proprio al meglio”, ha dato atto a Cameron d’aver condiviso con lui dati dell’intelligence di Londra dopo lo schianto dell’aereo russo nel Sinai. “I recenti tragici eventi in Francia dimostrano che dobbiamo – e che avremmo dovuto farlo molto tempo fa – unire le forze nella lotta contro il terrorismo”, ha detto il premier russo. Da parte sua, il primo ministro britannico ha espresso le sue condoglianze al leader del Cremlino per l’incidente dell’aereo russo in Egitto e ha ribadito la necessità di lavorare insieme per combattere il terrorismo.  Le relazioni tra la Russia e il Regno Unito non stanno vivendo il migliore dei periodi, ma – ha detto Putin – “c’è un po’ di ripresa anche attraverso la commissione intergovernativa. Ora è necessario analizzare quanto è stato fatto in precedenza, guardare al futuro e delineare piani di sviluppo specifici”.

E’ stato invece definito un incontro “costruttivo”, ma “non una svolta” il breve faccia a faccia tra Putin e il presidente americano Barack Obama. “Sarebbe assolutamente irrealistico aspettarsi che un incontro di 20 minuti possa comportare una svolta ma il colloquio è stato sicuramente costruttivo – ha riferito in dettaglio Dmitri Peskov, portavoce del Cremlino – C’è la comprensione della mancanza di alternativa al dialogo bilaterale, almeno per la discussione dei problemi esistenti”. La Russia e l’Occidente “hanno capito la necessità di cooperare nella lotta al terrorismo internazionale” ma “un accordo è impossibile”, perché l’Occidente è diviso nei suoi approcci alla lotta a questo fenomeno, ha poi aggiunto Peskov. “C’è la comprensione della necessità di questa cooperazione. Ma raggiungere un accordo tra la Russia e l’Occidente è impossibile perché non esiste un’idea di Occidente, ogni Paese ha la propria posizione e il proprio atteggiamento verso i diversi segmenti del problema della lotta al terrorismo. Se pensate che l’Occidente sia unito nei suoi approcci al 100% vi sbagliate”.