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Attentati Parigi, polizia tedesca ferma un 39enne algerino: “Ha parlato di terrore in Francia prima di venerdì”

Gli investigatori tedeschi vogliono capire se l'uomo, ospite di un centro per rifugiati ad Arnsberg, sia solo un gradasso o se effettivamente sia a conoscenza di informazioni che ne farebbero un fiancheggiatore

La Polizia tedesca ha fermato e sta interrogando un 39enne algerino: nei giorni scorsi avrebbe anticipato che Parigi sarebbe stata sconvolta da paura e terrore. Il ministro degli Interni del Nord Reno Westfalia, Ralf Jäger, ha confermato che sono in corso indagini per capire se l’uomo possa essere un fiancheggiatore del commando o semplicemente un gradasso. Per il momento, ha chiarito il ministro, che è anche presidente della conferenza dei ministri degli Interni, non esistono indicazioni concrete che in Germania siano stati pianificati attentati terroristici.

L’uomo sulla quale la polizia sta conducendo accertamenti è ospite di un centro per rifugiati ad Arnsberg, una città di quasi 80mila abitanti a 150 chilometri a nord est della vecchia capitale Bonn. Testimoni hanno riferito che l’algerino avrebbe raccontato a profughi siriani anche di una bomba a Parigi, oltre che di spavento e terrore. Werner Wolff, procuratore capo ad Arnsrberg, ha fatto sapere che sono in corso verifiche per capire la credibilità dell’uomo. Simili esternazioni sembrano estranee alla condotta dei terroristi islamici e se il nordafricano fosse solamente un “bullo” ha di sicuro scelto il momento peggiore per raccontare storie.

L’intelligence tiene sotto controllo diversi elementi ritenuti potenzialmente pericolosi. Tra di essi ci sono anche 50 tra salafiti e jihadisti tedeschi rientrati da Siria ed Iraq. Gli inquirenti restano abbottonati e la politica prova a tenere i nervi saldi, anche se la scelta delle “porte aperte” ai profughi ha messo in difficoltà la cancelliera Angela Merkel, in calo dei sondaggi e presa di mira soprattutto dall’alleato bavarese, il partito cristiano sociale guidato da Horst Seehofer. Tuttavia, dopo la carneficina di Parigi, salvo rarissime eccezioni, i personaggi più influenti della politica hanno sottolineato la necessità di tenere bene distinte il problema del terrorismo da quello dei profughi. Alcuni osservatori hanno ricordato come la Germania, anche se meno della Francia, rischia di diventare più una nazione che esporta i terroristi: l’Is recluta i suoi fanatici radicali tra i giovani di seconda generazione dei paesi di cui hanno la cittadinanza.

Gli inquirenti continuano ad indagare anche sul montenegrino di 51 anni fermato nei pressi di Rosenheim, al confine tra Austria e Germania, ormai quasi due settimane fa con 8 kalashnikov, munizioni, pistole e 200 chilogrammi di esplosivo, tutti trasporti e nascosti in modo definito “professionale” sul veicolo. Un vero arsenale intercettato dagli agenti: l’uomo aveva impostato sul navigatore della Golf che stava guidando un indirizzo di Parigi. Anche su un foglio di carta, la polizia tedesca aveva trovato un recapito della capitale francese.

La Germania deve reagire compostamente alla follia terrorista per non alimentare la già forte onda razzista e xenofoba che sta attraversando il paese, soprattutto con movimenti come Pegida. I portavoce della comunità musulmana hanno dichiarato di aspettarsi un atteggiamento più freddo e distaccato (alcuni hanno già ricevuto minacce in passato), ma anche di confidare sulla civiltà dei tedeschi.