Tra le mille tabelle della legge di Stabilità 2016 si nasconde un dato, rilevato da Rete Italiana Disarmo, che fa notizia: dopo un anno di silenzi e dichiarazioni evasive, il governo Renzi ribadisce ufficialmente e definitivamente lo stanziamento per l’acquisto dei 90 cacciabombardieri
Tra le mille tabelle della legge di Stabilità 2016 in discussione alle Camere si nasconde un dato, rilevato da Rete Italiana Disarmo, che fa notizia: dopo un anno di silenzi e dichiarazioni evasive, il governo Renzi conferma ufficialmente e definitivamente lo stanziamento di 13 miliardi di euro per l’acquisto dei 90 cacciabombardieri F35, ignorando la richiesta formale del Parlamento di dimezzare questo discusso programma. Alle pagina 618 e 619 dello “Stato di previsione del Ministero della Difesa per l’anno finanziario 2016 e per il triennio 2016-2018” (la Tabella 11 allegata al ddl Stabilità) viene fornito il budget aggiornato al luglio 2015 per il programma F35: 12 miliardi e 356 milioni di euro, che sommati al mezzo miliardo per i lavori di predisposizione di basi dell’Aeronautica Militare e altre infrastrutture (dichiarati nell’ultimo Documento programmatico pluriennale della Difesa) danno un totale di quasi 13 miliardi.
La stessa cifra che nel 2012 il ministro Di Paola aveva fissato per l’acquisto di 90 aerei e che da allora è stata sempre indicata su tutti i documenti della Difesa. “La conferma di queste cifre – spiega Francesco Vignarca, coordinatore della Rete Italiana Disarmo – dimostra che la mozione Scanu (Pd) approvata alla Camera nel settembre 2014 che impegnava il Governo a dimezzare il budget finanziario originariamente previsto, per Renzi e per la Pinotti non ha nessun valore, come se non fosse mai esistita. Come dimostrano anche le recenti comunicazioni della Pinotti al Parlamento, la Difesa, aggrappandosi alla formulazione un po’ fumosa della mozione Scanu, sta cercando di svicolare usando la scappatoia dei ‘ritorni economici’ del programma che compenseranno metà della spesa complessiva del programma, ma è il gioco delle tre carte, perché i ricavi derivanti dai contratti internazionali di manutenzione finiranno nelle casse delle aziende italiane coinvolte nel programma, non nelle casse dello Stato italiano”.
“E’ chiaro – conclude Vignarca – che per la Difesa il programma F35 prosegue inalterato secondo la pianificazione originaria, e senza nemmeno tenere informato il Parlamento sul reale stato di avanzamento dei contratti di acquisto, cioè sul numero degli F35 realmente ordinati”. Ancora il mese scorso la Pinotti dava conto solo dei primi otto F35 italiani (quelli dei lotti 6, 7 e 8) per i quali è stato completato l’iter contrattuale, tacendo degli altri sei (quelli dei lotti 9 e 10) per i quali l’Italia ha già firmato contratti negli ultimi due anni, compresi i primi due F35B a decollo corto e atterraggio verticale ordinati, insieme a due valevoli convenzionali, nel contratto N00019-15-C-0003 del 4 giugno scorso di cui ilfattoquotidiano.it aveva dato notizia a suo tempo.