Tutti ricorderanno la poderosa mamma di Baltimora (Usa), Toya Graham, che a suon di schiaffi trascina via il figlio da un pericoloso corteo contro la polizia. Il libro di Myrta Merlino, ‘Madri’, edito da Rizzoli, parte proprio da questa immagine che ha fatto il giro del web. “Quando ho visto quella scena mi sono detta noi mamme italiane questa cosa non la sappiamo più fare, non ho visto madri al corteo dei No Expo a Milano dire ai proprio figli non si brucia la città” spiega la giornalista e conduttrice de ‘L’Aria che tira’, programma su La7. Il libro propone un collage di interviste, storie di madri eroiche, note e meno note, da Gabriella Corona, madre di Fabrizio, a Sandra che sceglie di adottare un bambino malato abbandonato in ospedale. La Merlino si pone un interrogativo: “Come sono diventate le madri italiane? Noi siamo il motore di questo Paese, ma ci sono dei difetti su cui serve fare autocritica”. Troppo indulgenti, mamme chiocce, troppo amiche, difensori o sostitute dei figli. “L’amore deve far male, la storia della madre di Corona è un monito, amare incondizionatamente un figlio, proteggerlo ad ogni costo può diventare un boomerang” dice l’autrice. L’intervista alla preside del liceo Giulio Cesare di Roma, coinvolto nello scandalo delle baby squillo, ci offre uno spaccato dello scontro quotidiano in atto tra scuola e genitori. “Noi spesso diventiamo gli avvocati difensori dei nostri figli, se un professore critica nostro figlio sta criticando noi come madri, ma non siamo su due parti diverse della barricata. Dovremmo legittimare il ruolo della scuola – afferma la Merlino -, invece sempre più spesso i genitori trascinano gli insegnanti davanti ad un giudice solo perché i professori rimproverano ai nostri figli di aver copiato, è incredibile”. Il libro si conclude con le storie di chi ha scelto di non essere madre come Emma Bonino. “La leader dei Radicali lo dice chiaramente: Le madri non possono diventare il service provider dei figli, non si devono sostituire, non possono fare la fila al posto dei figli per l’iscrizione all’università – continua -, queste sono tappe importanti per la crescita, per il passaggio all’età adulta, si devono sbucciare le ginocchia e rialzarsi, se no così si arriva ai trentacinquenni ancora dentro in casa”