La strage di Parigi ha trainato molto pubblico sui talk show: tra le 21.30 e le 22.30, cioè in pienissimo prime time, Quinta Colonna è passata dal 6,3% all’8,1% e Virus, confrontando allo stesso orario la solita puntata del giovedì con quella speciale della domenica, è salito addirittura dal 4,2% al 5,8% (un aumento di quasi il 40%!, forse aiutato anche dalla circostanza che nella seconda occasione non c’era la contemporanea Piazza Pulita). Più contenuto il fenomeno per Otto e Mezzo, posto che La7, nella fascia oraria dalle 20.30 alle 21.15 passa dal 4,9% al 5,6%.

Per tutti e tre i programmi il maggiore aumento di spettatori c’è stato nel pubblico che di solito presta meno attenzione ai nostri talk show, e cioè i giovani fino ai 24 anni e gli immigrati. Segno, ci pare di una particolare preoccupazione di cui si possono immaginare le ragioni. Gli italiani giovani, coetanei della maggior parte degli uccisi a Parigi, hanno scandagliato più di chiunque altro i talk show alla ricerca di elementi di giudizio di fronte al primo 11 settembre della loro vita adulta. Gli immigrati residenti in Italia, che pure della nostra tv usano consumare per lo più lo svago nella versione di Canale 5, stavolta hanno la necessità di capire l’aria che già tira e ancor più si appresta a tirare nel Paese.

Meno marcato, ma comunque forte, è stato l’aumento del pubblico più anziano. Ma il dato più interessante è forse quello della differenza del comportamento in funzione del titolo di studio. Qui agli estremi della scala, e cioè fra i titolari di licenza elementare e i laureati, si registra la immobilità più assoluta, come se la attitudine a seguire, oppure no, i talk show fosse un dato “a prescindere”, sganciato dalle determinazioni di contenuto e di contesto. Tra i titolari di diploma si è verificato invece un potente balzo di share, segno che è proprio qui, nel ceto medio più diffuso, che sta la parte mobile del pubblico televisivo.

Sul piano dei contenuti, i tre programmi sono rimasti fedeli a se stessi: Del Debbio ha organizzato il solito collegamento atto a suscitare frizioni con l’ambiente, aggiungendo in studio il Magdi Allam con tempestivo libro al seguito; Porro ha radunato i suoi simili, da Sgarbi a Feltri ad Anselma dell’Olio, oltre –va da sé- al medesimo Allam, che hanno cantato il loro verso, ma ha avuto anche il merito di portare all’attenzione di chi, come noi, non lo conosceva il signor Reas Sayed, responsabile di un gruppo di comunità islamiche del nord Italia che, pur circondato, sovrastava alquanto il resto della compagnia, specie per sobrietà linguistica.

Da Gruber, infine, il dato politico più interessante, con Sallusti (l’avatar di Berlusconi) che alla faccia di Salvini annuiva fortemente alla linea Renzi (“niente colpi di testa”) raccontata da Serracchiani. Confermando, una volta di più, che è la politica estera che determina quella interna, alla faccia delle felpe e degli scontrini.

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