La Corte dei Conti ha deciso che l'affidamento diretto al raggruppamento Fuksas & Associati ha provocato danni. A risarcire l'ente saranno però quasi solo dirigenti e funzionari. Prosciolta l'ex governatrice Mercedes Bresso
Dei 6,7 milioni di euro chiesti come risarcimento alla fine, forse, ne verranno sborsati meno di 400mila. Il 6 per cento. Di questa somma i politici pagano solo le briciole. La Corte dei Conti del Piemonte ha deciso: affidare in maniera diretta al raggruppamento Fuksas & Associati, guidato dall’archistar Massimiliano Fuksas, la redazione della variante urbanistica e il progetto esecutivo del grattacielo della Regione Piemonte ha provocato danni erariali, sia al patrimonio, sia alla concorrenza. Molti di questi danni, però, sono prescritti e alla fine a pagare il conto saranno quasi esclusivamente dirigenti e funzionari: l’ex direttrice del settore Patrimonio Maria Grazia Ferreri, il suo collaboratore Carlo Savasta e la funzionaria Chiara Candiollo. Una piccolissima parte, meno di 200 euro, dovrà versarla anche Andrea Bairati, ex assessore della giunta di Mercedes Bresso, che è stata prosciolta.
Per i giudici l’affidamento da parte della Regione Piemonte a Fuksas della progettazione preliminare e definitiva è “pienamente legittimo”, ma non lo sono altri incarichi. “La decisione di affidare la redazione della variante urbanistica al RTP (raggruppamento temporaneo di professionisti, ndr) Fuksas & Associati srl è stata assunta in palese violazione delle regole di evidenza pubblica”, si legge. Il danno era stimato in 27.540 euro e a ognuno degli ex assessori veniva chiesto di risarcire l’1 per cento e così in sei hanno deciso di pagare uscendo dal processo. Altri, tra cui la Bresso, non hanno risarcito e hanno affrontato il procedimento, ma sono stati salvati dalla prescrizione. Quindi alla fine l’unico a pagare sarà Bairati, che però dovrà versare solo 137,70 euro.
“Antigiuridico” è anche l’aver affidato direttamente allo studio di Fuksas la progettazione esecutiva, che per i giudici doveva essere aggiudicata con “una procedura competitiva, aperta o ristretta”. Quello all’archistar è quindi affidamento “palesemente illegittimo” che “ha violato in modo grave e manifesto i fondamentali postulati della concorrenza e dell’apertura del mercato, determinando un sicuro e concreto nocumento a carico della stazione appaltante”, che avrebbe potuto risparmiare. Anzi, i magistrati ipotizzano che quello ottenuto dal raggruppamento guidato da Fuksas sia un “profitto indebito”.
Così è stata condannata la dirigente Maria Grazia Ferreri, ex responsabile unico del progetto indagata due volte dalla Procura della repubblica per appalti legati al grattacielo dell’archistar. Secondo la Corte dei conti la sua colpa è grave per “l’inescusabile negligenza ed imperizia” suffragata “anche dalla notoria esperienza e dall’elevata qualificazione”. Non solo. È colpevole di aver accordato a Fuksas e associati un ingente “premio” per aver consegnato i progetti con poche settimane di anticipo su un arco temporale di diversi anni, una maggiorazione del 10 per cento sul compenso per il progetto preliminare. Così è stata condanna a risarcire 276.114,29 euro. Per le stesse ragioni è stato condannato Savasta, funzionario del settore Patrimonio e stretto collaboratore della Ferreri, che dovrà risarcire poco più di 101mila euro, mentre Chiara Candiollo dovrà pagare 17mila euro solo per aver contribuito a riconoscere la maggiorazione allo studio di architetti.
Secondo i radicali dell’associazione Adelaide Aglietta, che hanno fatto del grattacielo della Regione un loro cavallo di battaglia, la sentenza “getta un’ombra pesante”: “La politica deve interrogarsi sulle sue inadeguatezze, sulla scarsa trasparenza che ha contrassegnato fino ad oggi la vicenda della costruzione di quello che sarà il più alto grattacielo a destinazione uffici d’Europa, costato ai cittadini contribuenti 262 milioni di euro”.