Lo hanno già ribattezzato “il regno dell’interim”. Un ente pubblico nel quale i dirigenti ricoprono contemporaneamente fino a tre incarichi. E non per colpa loro. Accade all’Istat, l’Istituto nazionale di statistica presieduto da Giorgio Alleva (nella foto). Lo stesso che periodicamente, con le sue rilevazioni, analizza, fra le altre cose, le condizioni in cui versa l’economia italiana. Al momento, infatti, a via Cesare Balbo (Roma) c’è un problema: da un anno a questa parte alcune delle figure apicali si fanno in due. Se non addirittura in tre. Cumulando, nelle proprie mani, competenze che dovrebbero essere gestite da persone diverse. La responsabilità? È della mancata nomina, da parte della presidenza del Consiglio, dei due componenti del consiglio dell’Istituto (4 membri in tutto), che secondo una legge del 2010 spetta proprio a Palazzo Chigi designare. Tra professori ordinari o direttori di istituti di statistica o di ricerca statistica per la durata di 4 anni.
SCUSATE IL RITARDO Insomma, tutto a causa dell’inerzia dell’esecutivo. A denunciarlo è il deputato del Movimento 5 Stelle (M5S), Riccardo Nuti, che ha presentato un’interrogazione a Matteo Renzi in persona per chiedergli quali siano i motivi che si nascondono dietro a questo considerevole ritardo. “La riorganizzazione dell’Istituto, che sarebbe dovuta scaturire dal lavoro prodotto dal team di modernizzazione dei processi di produzione del quale fanno parte anche alcuni esperti nazionali e internazionali, sarebbe dovuta iniziare il 15 giugno 2015”, attacca Nuti. Invece “ciò non è stato possibile proprio a causa del ritardo nelle nomine dei due membri del consiglio dell’Istat da parte del premier – prosegue – come lo stesso presidente dell’Istat ha dichiarato”. In sostanza, spiega ancora il parlamentare pentastellato, “il blocco della riorganizzazione” ha avuto come effetto quello “del top management, cioè dei dirigenti a capo dei dipartimenti, delle direzioni centrali e dei relativi servizi”. Perciò “da giugno ad oggi numerosi incarichi di vertice sono stati assegnati ad interim”.
DOPPI SERVIZI Quali, per esempio? Gian Paolo Oneto, capo della direzione centrale della contabilità nazionale, detiene contestualmente anche due servizi indipendenti dalla propria direzione: il servizio conti ambientali e sistema dei conti satellite e – denuncia ancora Nuti nella sua interrogazione – il servizio statistiche della finanza pubblica. Non solo. Roberto Monducci, a capo del dipartimento per i conti nazionali e le statistiche economiche, fa da ‘reggente’ anche al Dipartimento per i censimenti degli archivi amministrativi e statistici. Poi c’è il caso di Tommaso Antonucci. Il quale, oltre a ricoprire l’importante carica di direttore generale, è, ad interim, anche a capo della direzione centrale per l’attività amministrativa e gestione del patrimonio (dipendente dalla stessa direzione generale) e del dipartimento per l’integrazione, la qualità e lo sviluppo delle reti di produzione e di ricerca.
CHE FIGURE! E non è tutto. Ci sono infatti anche i casi di Ilaria Sorrentino, Giovanni Barbieri e Raffaele Malizia. Sorrentino, capo del servizio gestione logistica e tecnica dei lavori pubblici e procedimenti sanzionatori, detiene contemporaneamente ad interim anche la guida del servizio acquisizione di beni, servizi e lavori per gli uffici regionali. Barbieri, oltre ad essere il numero uno della direzione centrale delle statistiche economiche sulle imprese e le istituzioni, del commercio con l’estero e dei prezzi al consumo, è responsabile (sempre ad interim), del servizio statistiche strutturali sulle imprese e le istituzioni, dipendente dalla sua stessa direzione centrale. Malizia, che guida la Direzione centrale per lo sviluppo e il coordinamento dalla rete territoriale e del Sistema statistico nazionale (Sistan), ha ad interim anche il servizio per il coordinamento e lo sviluppo del sistema stesso nonché l’ufficio territoriale per la Calabria. Insomma, “altro che ‘cambia verso’”, conclude Nuti: “Ci auguriamo che Renzi provveda velocemente a nominare queste figure ponendo fine al regno dell’interim”.
Twitter: @GiorgioVelardi