Mentre a Montecitorio era in corso il dibattito sull’informativa del governo, dopo gli attentati che hanno sconvolto la Francia, in Transatlantico i giornalisti non davano tregua a Khalid Chaouki. Il suo telefono squillava all’impazzata e non poteva essere diversamente. E’ stato lui, l’unico musulmano eletto in Parlamento nelle file del Partito democratico, a sollevare una questione cruciale tornata di stretta attualità e oggetto di dure polemiche dopo il bagno di sangue di Parigi: il ruolo dell’Islam nella lotta al terrorismo e la sua capacità di prendere le distanze in maniera netta e inequivoca dalla barbarie dell’Isis. Perché “i comunicati stampa di condanna non sono più sufficienti”, ha spiegato il deputato del Pd. “I musulmani devono scendere in piazza e manifestare fianco a fianco con tutti gli altri cittadini”, esortava il parlamentare di origini marocchine. Che ha aggiunto: “Serve una risposta culturale dal basso e su questo fronte non è stato fatto abbastanza finora”. Una posizione condivisa da molti (nel Pd, da Sel e persino da Fratelli d’Italia) ma insufficiente per altri (Lega e Movimento 5 Stelle con i dovuti distinguo).

APPELLI E MINACCE – E’ stata una giornata particolare per Chaouki. Da una parte l’impegno in prima persona per spronare le comunità islamiche italiane ad andare oltre le parole. “Di fronte a questo salto di qualità del terrorismo occorre un parallelo salto di qualità nel modo di rispondere anche da parte dei musulmani contro chi compie atti come quelli di Parigi rivendicandone la dimensione religiosa”, chiarisce a ilfattoquotidiano.it. Ma in che modo? “Con una manifestazione che sia il più possibile unitaria – prosegue il deputato dem –. Sarà una vera e propria sfida: oggi in Italia ci sono circa un milione 300 mila musulmani appartenenti a diverse comunità e, in assenza di una rappresentanza unitaria, non è affatto facile organizzarla”. Una sfida che Chaouki, destinatario nelle ultime ore di nuove pesanti minacce sui suoi profili social (contro le quali ha già annunciato querele), è deciso in ogni modo a vincere. “E’ fondamentale per togliere ogni alibi a chi sta usando la tragedia di Parigi per attaccare le comunità islamiche – accusa –. Mi riferisco alla Lega e a chiunque rifiuti il dialogo per lucrare qualche punto percentuale in più di share in tv o nei sondaggi elettorali”. Ma non solo. “E’ una manifestazione nell’interesse degli stessi musulmani – conclude –. Le comunità islamiche che non dovessero aderire finirebbero per isolarsi, legittimando le critiche di chi sostiene che non stiamo facendo abbastanza”.

PLAUSO E SOSTEGNO – Un appello, quello di Chaouki, da più parti condiviso tra i colleghi deputati. “Chiede giustamente al mondo musulmano italiano di dimostrare la propria estraneità rispetto all’ideologia di morte dell’Isis”, prende atto il collega del Pd, Emanuele Fiano. E se alcune comunità islamiche rifiutassero di prendere parte alla manifestazione? “Condivido l’appello, vedremo la risposta”, svicola il parlamentare dem. Pieno sostegno all’iniziativa anche da Sinistra ecologia e libertà. “L’appello di Chaouki è del tutto condivisibile, in questo momento c’è bisogno della mobilitazione di tutti a cominciare dall’Islam che considero, peraltro, il principale obiettivo degli atti terroristici del Daesh (lo Stato Islamico, ndr) – spiega il coordinatore nazionale di Sel, Nicola Fratoianni –. Anche perché bisogna scongiurare la tentazione di risolvere il problema dell’Isis con un’avventura militare”. D’altra parte, l’esponente dell’opposizione non nasconde che l’eventuale ‘diserzione’ di una o più comunità islamiche sarebbe un problema: “Perché darebbe il fianco a chi continua a mettere musulmani e terroristi sullo stesso piano. Apprezzamenti per l’iniziativa di Chaouki arrivano anche da Fratelli d’Italia. “Un appello che condivido integralmente – assicura Fabio Rampelli –. Questa battaglia contro il terrorismo va combattuta in totale sintonia con le comunità islamiche”. E pazienza se qualcuno decidesse di non aderire. “Non si può certo sanzionare chi non intendesse prendere parte ad una manifestazione – conclude il deputato di FdI –. Ma contro chi predica l’odio e propaganda le ragioni del Califfato non c’è che una risposta: tolleranza zero”. Iniziativa promossa anche da un battitore libero come Pino Pisicchio. “Un appello impeccabile – taglia corto il presidente del gruppo misto, non iscritto ad alcuna componente politica –. Non prendere una posizione netta esporrebbe le comunità musulmane al rischio di trasmettere un’immagine, se non di complicità, almeno di tolleranza rispetto a certi episodi di violenza, alimentando nell’opinione pubblica una percezione negativa del mondo islamico e la tentazione di fare di tutta l’erba un fascio”.

CRITICHE E DUBBI – Ma non manca neppure chi considera insufficiente l’iniziativa del parlamentare dem. “Manifestare la propria vicinanza alle vittime è certamente auspicabile e positivo ma purtroppo scendere in piazza non basta”, commenta il portavoce dei deputati del Movimento 5 Stelle, Giorgio Sorial, invitando i musulmani ad andare oltre. “Le comunità islamiche e soprattutto i responsabili dei luoghi di culto dovrebbero sempre, senza eccezione alcuna, fornire il massimo supporto ad intelligence e forze dell’ordine – argomenta l’esponente del M5S –. Attraverso questa collaborazione da un lato i frequentatori pericolosi delle moschee sarebbero isolati, dall’altro le comunità avrebbero modo di segnalare gli imam che eventualmente istighino all’odio ed alla violenza: ne gioverebbe in questo modo la sicurezza, la serenità di tutti e la reale lotta al terrorismo”. Un appello, quello di Chaouki, che la Lega Nord boccia senza appello. “La reazione a fatti come quelli di Parigi non può risolversi in una manifestazione di piazza – avverte il presidente dei deputati del Carroccio, Massimiliano Fedriga –. Mi piacerebbe, piuttosto, vedere finalmente un musulmano che denuncia l’estremismo di altri musulmani”. Il capogruppo della Lega arriva ad invocare addirittura una nuova fattispecie di reato. “Quello di concorso esterno in associazione terroristica, come per la mafia: chi copre o protegge un terrorista deve essere perseguito – conclude –. Dobbiamo, una volta per tutte, prendere atto che l’Islam non è una religione come le altre: le moschee sono centri politico-religiosi e chi sostiene il contrario nega l’evidenza”.
Twitter: @Antonio_Pitoni

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