“Sotto il profilo meramente economico, il prezzo pattuito da Endemol per Varoufakis è sostanzialmente in linea con quanto ricevuto dall’ex ministro greco per un intervento ad un congresso a Singapore per il quale ha percepito un compenso di 28 mila euro”. Dopo le tante parole corse sui giornali, ecco quanto mette per iscritto la Rai in una risposta indirizzata al presidente della commissione di Vigilanza e esponente del M5S, Roberto Fico, che aveva sollevato la questione dei compensi agli ospiti della trasmissione di Fabio Fazio prendendo spunto dai 24 mila euro corrisposti all’ex ministro delle Finanze di Atene per la sua partecipazione alla trasmissione di domenica 27 settembre. Nella risposta all’interrogazione, che consente di appurare aspetti interessanti del contratto sottoscritto da Viale Mazzini per la trasmissione di Fazio, la concessionaria ribadisce l’essenza dell’accordo che la lega fino al 2017 alla società di produzione Endemol, mentre non sembra dare riscontro ad altri due quesiti posti da Fico. E cioè quale sia il costo medio di ogni puntata di ‘Che tempo che fa’ e se compensi e rimborsi siano riconosciuti agli ospiti esclusivamente da Endemol. Nè si risponde ad un interrogativo di fondo: perchè la televisione pubblica italiana deve pagare per intervistare Varoufakis che invece normalmente non riceve alcun compenso per le ospitate nelle tv degli altri Paesi?
COSTI SOSTENUTI In Italia o almeno in Rai funziona così. Spetta ad Endemol, in base ad una specifica clausola contrattuale, “trattare e definire la cifra spettante” ai singoli ospiti a titolo oneroso sebbene all’interno di un plafond complessivo che vale per tutta la stagione. Una scelta, quella di stabilire un forfait, “nata da esigenze editoriali legate al carattere e ai contenuti fortemente influenzati dall’attualità che potrebbero rendere complesso il puntuale rispetto delle rigorose tempistiche previste dalla Rai”, scrive ancora l‘azienda che, in questo senso, non ha alcun potere eventualmente di impedire che venga riconosciuto un compenso al singolo ospite. “L’approvazione da parte della rete riveste un carattere meramente editoriale – si legge ancora nella risposta – , fermo restando che la società si impegna ad inviare sempre preventivamente alla competente struttura editoriale l’ammontare delle spese e a produrre, all’avvenuta realizzazione di ciascuna edizione, idonea documentazione probatoria del consuntivo dettagliato dei costi sostenuti”.
NON E’ LA BBC Insomma, la Rai non può che verificare che gli importi e le spese siano in linea “con gli standard aziendali di riferimento”. E nel caso di Yanis Varoufakis, che all’epoca della trasmissione si era già dimesso da ministro né si era ricandidato in Parlamento, tali standard sarebbero stati rispettati: se infatti Varoufakis non ricopriva più alcun ruolo istituzionale all’epoca della trasmissione, indubbia appariva la caratura “di ospite di spicco internazionale”. E quindi “la rete ha dato parere editoriale positivo, vista l’importanza del personaggio, protagonista negli ultimi anni del dibattito economico internazionale”. Con buona pace della Bbc e di tutte le altre trasmissioni televisive che lo hanno ospitato senza sganciare un soldo. O, al massimo rimborsandogli, un biglietto aereo, ma in economy.