“Stanotte dall’aeroporto civile di Cagliari partirà un nuovo carico di morte. Migliaia di bombe saranno caricate su un cargo per l’Arabia Saudita”. La denuncia lanciata oggi in Parlamento dal deputato sardo di Unidos Mauro Pili testimonia che queste forniture di bombe ‘made in Italy’ destinate alla sanguinosa guerra in Yemen, lungi dal fermarsi dopo le ultime polemiche, continua a ritmi sempre più serrati nel silenzio del governo Renzi. Ma d’altra parte Riyad rappresenta il principale cliente dell’industria militare italiana. L’ultimo carico di ordigni fabbricati dalla RWM Italia S.p.a. di Domusnovas, nel Sulcis, era decollato sempre da Cagliari lo scorso 29 ottobre alla volta della base aera saudita di Taif.
“La richiesta di autorizzazione giunta all’Enac riguarda anche questa volta un cargo 747 della compagnia azera Silk Ways con la stessa destinazione”, spiega Pili a ilfattoquotidiano.it. “Camion carichi di pallet pieni di bombe sono in partenza dallo stabilimento RWM di Domusnovas. La scelta di fare tutto di notte è dettata dall’esigenza di non dare nell’occhio come l’ultima volta. So per certo che questa nuova consegna, inizialmente prevista via mare a bordo della portacontainer Jolly Cobalto attesa al porto di Sant’Antioco, è stata velocizzata per l’urgenza di rifornimento del committente saudita”.
Urgenza più che comprensibile, vista la valanga di bombe che da otto mesi i cacciabombardieri Sauditi stanno sganciando quotidianamente contro i ribelli sciiti in Yemen, senza alcun riguardo per i danni collaterali inflitti alla popolazione civile: le Nazioni Unite denunciano che da fine marzo sono almeno 2.600 i morti civili, due terzi dei quali uccisi nei raid aerei della colazione a guida saudita. A fine ottobre lo stesso Ban Ki Moon ha denunciato il bombardamento saudita di un ospedale di Medici Senza Fronetiere a Saada, il trentanovesimo ospedale colpito in Yemen dall’inizio dei raid.
Giorgio Beretta, dell’Osservatorio armi leggere (Opal) di Brescia, ricorda che “proprio ieri il Consiglio europeo si è dichiarato estremamente preoccupato per l’impatto delle ostilità in corso in Yemen, inclusi i bombardamenti e per gli attacchi indiscriminati contro le infrastrutture civili, in particolare le strutture sanitarie e le scuole. Questo nuovo carico di bombe, dopo quello partito a fine ottobre, dimostra l’urgenza dell’Arabia Saudita di ricevere forniture da impiegare prontamente in Yemen”, conclude Beretta.
Abbiamo chiesto spiegazioni e commenti alla società RWM Italia S.p.a. di Ghedi (Brescia), sussidiaria della multinazionale tedesca Rheinmetall. Questa la sua risposta: “Per ragioni contrattuali e di sicurezza, non siamo autorizzati a divulgare informazioni in merito ai nostri clienti o alla tipologia e all’oggetto dei nostri contratti. Tutte le esportazioni di materiali d’armamento sono eseguite da RWM Italia SpA nel rigoroso rispetto delle leggi Italiane”.
Non la pensano così Opal, Rete Disarmo e Amensty Italia, così come i tanti parlamentari che ancora attendono dal governo una risposta alle loro numerose interrogazioni: queste forniture, a loro giudizio, costituiscono un’evidente violazione della legge 185 del 1990 che vieta l’autorizzazione all’esportazione di armamenti verso Paesi in guerra. “Qualsiasi autorizzazione rilasciata negli anni scorsi – spiega Beretta a ilfattoquotidiano.it – non è più valida perché da marzo l’Arabia Saudita è un Paese in guerra”.