C’è chi canta la Marsigliese. Ma c’è anche chi fischia e grida ‘Allah Akbar‘, ‘Allah è grande’. E chi, pur essendo musulmano, condanna queste reazioni. E’ successo a Istanbul, prima del match tra le nazionali di calcio di Turchia e Grecia, nel minuto di raccoglimento per le vittime di venerdì scorso a Parigi. Alcuni dei tifosi turchi presenti al Basaksehir stadium hanno anche inneggiato ad Allah con l’espressione simbolo della fede islamica. Lo hanno riferito media locali, diffondendo un video in cui si sente la contestazione. In molti hanno cantato un coro nazionalista di estrema destra “Şehitler ölmez, vatan bölünmez”: letteralmente “i martiri non muoiono, il paese non si divide”. In tribuna c’erano anche i primi ministri dei due paesi, Ahmet Davutoglu e Alexis Tsipras.
“Lo sport è uno degli strumenti più significativi da usare per la pace e la fratellanza. Stiamo osservando il minuto di silenzio per le vittime. Non potete solo avere un minuto di pazienza?” ha detto ai sostenitori della nazionale turca il commissario tecnico della nazionale Fatih Terim, che ha condannato i fischi. Alla fine del match, poi, l’ex allenatore di Fiorentina e Milan ha anche stigmatizzato i fischi che hanno accompagnato l’inno nazionale greco: “Siamo migliori di così. Se questo fosse stato fatto a noi, saremmo davvero arrabbiati“.
Il comportamento dei tifosi turchi non è passato inosservato in Italia. “Penso che un’istituzione sportiva seria dovrebbe escludere la Turchia dai campionati europei di calcio, subito” ha detto Matteo Salvini, secondo cui “se vuoi gridare ‘Allah è grandè stai a casa tua e non partecipi agli europei”. “E c’è ancora chi vorrebbe far entrare questa gente nell’Unione Europea” ha scritto su Facebook il presidente di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni. Un episodio simile era successo il 13 ottobre durante Turchia-Islanda, giocata dopo l’attentato durante la manifestazione pacifista ad Ankara nella quale morirono 97 filo-curdi.