In Francia ormai lo chiamano “la voce”. Perché è stato proprio lui, Fabien Clain, 37 anni, nato e cresciuto a Tolosa, famiglia originaria dell’isola della Riunione, ad aver pronunciato le parole della rivendicazione degli attentati di venerdì scorso. “In un attacco benedetto da Allah, un gruppo di credenti tra i soldati del Califfato – ha detto l’uomo, un convertito, che niente legava al mondo musulmano – ha preso come bersaglio la capitale delle abominazioni e della perversione, Parigi”. Andando poi avanti sullo stesso tono. Prima del suo messaggio e dopo, un’altra voce intonava solenni canti religiosi: è quella del fratello Jean-Michel, 34 anni.
Incredibile la storia dei fratelli Clain. Fabien inizia a interessarsi al salafismo e alle sue derive nella moschea “El Hussein”, nel quartiere del Mirail, proprio a Tolosa, al principio degli anni 2000. Lì lo descrivono come “una persona molto colta”, “fortissimo in religione” e “nel convincere la gente”, “un vero manipolatore”. Anche Jean-Michel si converte e i due fratelli non passano inosservati: indossano la djellaba, vendono oggetti islamici in un mercato, si circondano di ragazzi che li ascoltano a bocca aperta. Le mogli dei due, anche loro delle convertite, indossano il burqa. Nel quartiere ridono della combriccola, li chiamano il “clan di Belfagor”. In quegli anni Fabien Clain conosce Olivier Corel, alias “l’emiro bianco”. L’uomo, che viene dai Fratelli musulmani, è di origini siriane, molto bianco di pelle. Si tratta di una specie di guru. Corel ha una piccola fattoria ad Artigat, nei Pirenei. E’ in quel contesto che si ritrovano tutti a studiare l’Islam. Ci vengono pure tanti giovani persi delle periferie più popolari di Tolosa. Lì Fabien (che ormai si fa chiamare Omar) incontra anche Abdelkader Merah, fratello di Mohamed, poi all’origine di sette attacchi a Tolosa nel 2012 (provocano sette morti).
Fabien Clain in quella fattoria diventa particolarmente amico di un componente del clan dei Merah, Sabri Essid, che allora aveva appena 16 anni. In seguito il padre di Essid sposerà la madre di Fabien e dopo quella dei fratelli Merah. Nel 2003 i Clain si trasferiscono per un po’ a Bruxelles, dove entrano in contatto con una filiera islamista belgo-tunisina, la stessa che organizza il trasferimento in Iraq di Murielle Degauque, altra convertita, stavolta belga, che morirà il 9 novembre 2005 in un attentato suicida a Baghdad. I Clain entrano in contatto anche con Hakim Benladghem, ex legionario francese di origini algerine, che sarà poi ucciso, il 26 marzo 2013, alla fine di un inseguimento da parte della polizia per le strade di Bruxelles.
E proprio i nomi di Fabien Clain e di Benladghem vengono fuori in un’inchiesta in Francia nel 2009: stavano organizzando un attentato al Bataclan. A quei tempi i proprietari della sala concerto parigina erano ebrei e ogni anno organizzavano un concerto a favore della Magav, la polizia di frontiera israeliana. Nel luglio 2009 Fabien sarà condannato a cinque anni di carcere, anche per avere organizzato la fuga di diversi giovani di Tolosa verso l’Iraq. Viene comunque liberato nell’agosto 2012, dopo appena tre anni. Va a vivere con moglie e figli in Normandia. Ma sparisce nel corso del 2014, direzione lo Stato Islamico. Il suo nome compare tra gli organizzatori dell’attentato (fallito) contro una chiesa cattolica a Villejuif, vicino Parigi, assieme ad Abdelhamid Abaaoud, belga, la mente degli ultimi attentati nella capitale francese.
Nelle terre occupate dall’Isis, Fabien si è ritrovato con il fratello e con tanti partecipanti a quelli che erano stati i bucolici seminari di Artigat. Stamani i poliziotti francesi hanno effettuato diverse perquisizioni presso le residenze di persone sospette proprio a Tolosa e nella zona di Artigat, apparentemente con scarsi risultati. Fabien Clain è diventato una pedina influente di quella che viene definita la legione straniera francofona dello Stato Islamico. Prima, quando era in Francia, il suo obiettivo principale era inviare giovani a sacrificarsi tra la Siria e l’Iraq. Ora, invece, la sua preoccupazione è piuttosto mandare kamikaze che percorrano il tragitto inverso.
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