Prima l’inchiesta “Dama nera” e poi l’interddittiva antimafia. Non è un bel periodo per la società Tecnis che, in questi giorni, si è vista recapitare il provvedimento da parte della Prefettura di Catania, dopo che i suoi vertici, gli imprenditori Mimmo Costanzo e Concetto Bosco, a ottobre sono stati arrestati nell’ambito inchiesta della Procura di Roma sul giro di mazzette che ruotava attorno agli uffici dell’Anas.
Mentre proseguono gli accertamenti della Guardia di finanza, che nelle ultime settimane sta verificando le dichiarazioni degli indagati e il materiale sequestrato negli uffici dell’Anas, il provvedimento adottato dal prefetto Maria Guia Federico lascia intravedere possibili collegamenti della società catanese con Cosa nostra. L’interdittiva è fondata su elementi coperti ancora dal segreto di indagine. Già nel 2014 la Direzione investigativa antimafia aveva eseguito un accesso al cantiere conclusosi con una relazione che gli uomini del capocentro Renato Panvino hanno consegnato al prefetto, il quale ha poi firmato il provvedimento nei confronti di una delle imprese edili più importanti del Sud Italia, con oltre 1200 dipendenti.
Non è escluso che la prefettura abbia riscontrato alcune condotte che potrebbero essere state considerate ostative per il certificato antimafia della Tecnis. In una nota stampa, è la stessa società catanese a spiegare che si tratta di “un’interdittiva antimafia fondata su argomentazioni coperte da segreto di ufficio e, quindi, non divulgabili senza incorrere in sanzioni penali”.
Il futuro prossimo della Tecnis sembra essere il commissariamento che, a questo punto, garantirebbe non solo i livelli occupazionali ma anche la gestione degli appalti milionari che la società di Costanzo e Bosco si è accaparrata in Sicilia, ma anche in altre regioni d’Italia: dal progetto della Catania-Ragusa a quattro corsie alla ristrutturazione della statale 640 Agrigento-Caltanissetta, dai lavori sulla Salerno-Reggio Calabria alla costruzione dei nuovi ospedali della Sibaritide e della Piana di Gioia Tauro. Proprio per quest’ultimo appalto, i sindacati sono sul piede di guerra e la nomina di un commissario sarebbe fondamentale per realizzare l’opera in quanto la Tecnis è stata l’unica società che ha partecipato al bando e non è possibile far scorrere alcuna graduatoria.
Il prefetto di Catania ha già contattato le stazioni appaltanti. Dal canto suo, la Tecnis ritene che l’interdittiva antimafia sia presto superabile anche alla luce del “processo di radicale riorganizzazione dell’azienda”. Nelle scorse settimane il consiglio di amministrazione della Tecnis ha nominato presidente del collegio di vigilanza l’ex direttore nazionale della Dia Tuccio Pappalardo e ha “delegato immediatamente i suoi legali – è scritto sempre nella nota – a rappresentare al prefetto la più ampia collaborazione, al fine di individuare il percorso più rapido ed efficace per garantire la continuità nell’attività di impresa ed il rispetto degli accordi di ristrutturazione dei debiti, in corso di perfezionamento con i fornitori ed il sistema bancario”.