“E’ emerso in modo chiaro il flusso continuativo e particolarmente consistente dei cosiddetti foreign fighters da numerosissimi Paesi e la capacità dell’organizzazione terroristica di smistare i volontari qualunque fosse la provenienza”. E’ questo il quadro delineato dai pm di Milano nell’inchiesta sulla combattente italiana convertita all’Islam radicale Maria Giulia “Fatima” Sergio, che secondo gli inquirenti si trova in Siria tra le fila dell’Isis.
Le parole dei magistrati dell’antiterrorismo milanese che descrivono la rete organizzativa dello Stato islamico si leggono negli atti dell’indagine a carico anche del padre della ragazza Sergio Sergio, della sorella Marianna e altre otto persone colpite lo scorso luglio da ordinanze di custodia cautelare in carcere. Sono tutti accusati a vario titolo di associazione per delinquere con finalità di terrorismo e favoreggiamento. Il 16 novembre scorso il procuratore aggiunto Maurizio Romanelli e il pm Paola Pirotta hanno chiesto il rinvio a giudizio per ‘Fatima’ e gli altri 10 indagati.
Per gli undici il gup Donatella Banci Buonamici ha fissato l’udienza preliminare per il 21 dicembre prossimo. L’inchiesta milanese, infatti, ha consentito non soltanto “di ricostruire la vicenda dell’allontanamento dal territorio dello Stato della cittadina italiana Maria Giulia Sergio, che ha raggiunto il territorio del cosiddetto stato islamico e ha aderito all’organizzazione terroristica, unitamente al marito Aldo Kobuzi (sposato in Italia proprio per consentire il viaggio in Siria)”. Gli inquirenti hanno ricostruito anche “la rete sovranazionale che organizza i trasferimenti dei cosiddetti foreign fighters verso il cosiddetto stato islamico e il loro arruolamento e addestramento militare”. Ed è emerso, dunque, scrivono i pm, “in modo chiaro il flusso continuativo” di combattenti e la capacità dell’Isis di “smistare i volontari“.
Dalle telefonate intercettate, poi, è venuta a galla “l’effettiva operatività delle regole previste per raggiungere lo stato islamico già diffuse in rete tramite svariati ‘manuali'”. Sono state anche “ricostruite le attività svolte sia all’interno dei territori occupati che in prospettiva di espansione territoriale”. Gli inquirenti hanno anche accertato “l’attività svolta dalle persone che hanno raggiunto il territorio del cosiddetto stato islamico per determinare ulteriori persone a raggiungere l’organizzazione terroristica”, oltre alla “attività di indottrinamento-proselitismo svolta in modo efficace attraverso la rete”.
E in questo contesto è stata anche ricostruita “l’organizzazione della partenza dei componenti il nucleo familiare di Maria Giulia Sergio per far parte del cosiddetto stato islamico in relazione alla assoluta obbligatorietà della ‘jihra’ (emigrazione) e alle gravissime conseguenze per chi, pur potendo, non la pratica”.