In un post il vicedirettore del settimanale cattolico manifesta le sue idee su come reagire agli attentati di Parigi e critica l'Occidente. Al Fatto conferma: "Si dice che i morti francesi siano l'emblema di un attacco all'umanità. È vero. Ma dei morti a Beirut o dei morti russi nel Sinai, in seguito all'abbattimento dell'aereo, non è importato nulla"
Il suo articolo per Famiglia Cristiana, “Almeno smettiamola con le chiacchiere“, ha spopolato in Rete. Lui dice che il successo dipende dal fatto che le persone non si bevono più una certa “narrazione” fatta di bombe intelligenti e ipocrisia nelle relazioni internazionali. Così Fulvio Scaglione, vicedirettore del settimanale cattolico, manifesta idee piuttosto chiare su come reagire ai fatti di Parigi.
Hollande chiede di fare la guerra. Che ne pensa?
Che sono bombe di propaganda. La domanda è: se proprio si doveva fare perché non si è fatto un anno fa? Ci sono voluti 130 morti? In realtà, si fa oggi per far vedere al popolo e all’elettorato che c’è una strategia e una risposta.
Cosa non la convince?
Si dice che i morti francesi siano l’emblema di un attacco all’umanità. È vero. Ma dei morti a Beirut o dei morti russi nel Sinai, in seguito all’abbattimento dell’aereo, non è importato nulla. Non sono “umanità” anche quelli? Si reagisce alla situazione con isteria e non si percepisce il nemico per quello che è veramente.
Una chiave di lettura che va per la maggiore è quella di un islam che attacca l’Occidente. Il quale deve difendersi.
Sono totalmente in disaccordo con questa interpretazione. Fare un discorso sull’islam in generale, un islam compatto, è scorretto. Che c’entra, ad esempio, l’islam tunisino con quello che sta accadendo? Si generalizza troppo e quelli che lo fanno sono gli stessi che hanno sostenuto disgraziate imprese belliche come quella dell’Iraq di cui le bugie di Blair dimostrano tutta la gravità.
Tra i responsabili della situazione viene additato il “buonismo” e si invita l’Occidente a condurre una “battaglia culturale”.
Il buonismo non so cosa sia, so cos’è il cattivismo. Quanto alla battaglia culturale, credo vada fatta qui da noi, ma per capire. Non ci crede più nessuno che Putin sia il male assoluto e l’Arabia Saudita, la stessa che è leader mondiale dell’acquisto di armi, un utile alleato. Ci credono solo le banche e la grande industria che ci fanno affari.
Ma non crede che serva un intervento armato?
Non mi ritengo un pacifista. Credo fermamente in ciò che sulla guerra dice il catechismo della chiesa cattolica che spiega chiaramente le condizioni in cui la guerra è lecita. Oggi però la proposta più ragionevole sul tavolo è quella della Russia: uniamoci tutti e sbarazziamoci dell’Isis che è un pericolo per tutti. Poi discutiamo di cosa fare della Siria e di Assad.
Non crede che tutti siano d’accordo nel voler eliminare l’Isis?
Mi chiedo perché dopo 7.500 incursioni aree e una coalizione di 60 paesi non si sia ancora riusciti a farlo. Tanto più che l’Isis si è stabilizzata dentro a confini precisi. Quando hanno occupato Palmira hanno percorso per ore il deserto: possibile che i satelliti americani non li abbiamo visti?
La risposta?
La risposta la offrono centri studi americani accreditati come la Brooking Institution: l’Isis va contenuto e non eliminato per poter andare a una spartizione della Siria. Infatti tutti ne vogliono un pezzetto: la Turchia, Israele e anche la Russia che vuole allargare la sua base di appoggio.
Che giudizio dà dell’Italia?
L’Italia ha detto cose giuste, ad esempio sulle sanzioni alla Russia. Però non abbiamo il peso specifico per dettare una linea e ci accodiamo dietro al mainstream.
Da Il Fatto Quotidiano del 17 novembre 2015