Il Dio del rugby ha ceduto alla malattia. Si era ritirato nel 2010, dopo che nel 2003 fu colpito da sindrome nefrosica e dovette subire un trapianto di rene ma la carriera della leggenda degli All Blacks può dividersi in due. Prima e dopo la malattia.

Rugby: addio a Jonah Lomu, leggenda degli All Blacks

Prima, fino al 1999, ha costruito il suo mito distruggendo le difese avversarie. Andava veloce Jonah Lomu, col suo passo da centometrista (i 100 in meno di 11”) e il fisico imponente (196 cm per 120 chili) era un treno imprendibile in campo. Ha bruciato le tappe facendo il suo esordio in nazionale nel 1995, a soli 20 anni, nella Coppa del Mondo che la Nuova Zelanda perse in finale con il Sudafrica. Purtroppo è l’unica grande competizione che sfiorò da protagonista assoluto. Resta suo il record di mete con 15 realizzazioni in 11 incontri a cavallo delle edizioni del 1995 e 1999.

Dopo il 1999, la sua carriera subì un brusco ridimensionamento. Anche se le avvisaglie della malattia c’erano state prima, la sua forza fisica venne minata da sedute di dialisi che portarono al trapianto di rene nel 2004. La convalescenza, il ritorno in campo in Europa e il definitivo ritiro furono il tentativo, quasi disperato di non rinunciare al suo sport, quello che di certo ha contribuito a rendere popolare. È stato questo, a parer mio, il grande merito di Lomu, rendere popolare il rugby in tutto il mondo grazie alle sue imprese. Mete su mete messe a segno con potenza, eleganza, tecnica e velocità. La sintesi perfetta del giocatore perfetto, rispettato e temuto da compagni e avversari. Già al momento della tradizionale Haka ti rapiva col suo sguardo, in campo poi, abbatteva gli avversari spostandoli col braccio se si avvicinavano. Per un periodo il suo look di capelli e la sua corsa, con i cambi di direzione, me lo facevano somigliare a Ronaldo, il Fenomeno. Il paragone reggeva perché Lomu fenomeno vero lo era, anche prima del riconoscimento del 2007 che lo inserì nella International Rugby Hall of Fame. Il riconoscimento più grande però è un qualcosa che ottieni prima, e che, secondo me, appartiene solo ai simboli di ogni disciplina. Quando qualcuno pronuncia il nome di uno sport si materializza nella nostra mente un campione, e per me il rugby era Lomu.

Ha fatto in tempo a gustarsi la vittoria della seconda Coppa del Mondo consecutiva dei suoi All Blacks e rivedersi nell’ultima Haka che oggi più che mai è per la memoria del guerriero Jonah Lomu.

Ringa pakia
Uma tiraha
Turi whatia
Hope whai ake
Waewae takahia kia kino

Ka mate, Ka mate! Ka ora, Ka ora!
Ka mate, Ka mate! Ka ora, Ka ora!
Tenei te tangata puhuruhuru
Nana i tiki mai whakawhiti te ra!
A hupane, a hupane
A hupane, kaupane whiti te ra!

Hi!

Batti le mani contro le cosce
Sbuffa col petto
Piega le ginocchia
Lascia che i fianchi li seguano
Sbatti i piedi più forte che puoi.

È la morte, È la morte! È la vita, è la vita!
È la morte, È la morte! È la vita, è la vita!
Questo è l’uomo dai lunghi capelli
è colui che ha fatto splendere il sole su di me!
Ancora uno scalino, ancora uno scalino, un altro
fino in alto dove il sole splende!

Hi!

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