PARIGI – In piazza contro l’Isis ci vogliono andare come cittadini “francesi” e non solo come musulmani. Predicano la battaglia per la laicità, chiedono di non essere visti come colpevoli degli attentati a Parigi e hanno scritto al presidente della Repubblica perché si lavori per “una politica di coesione nazionale contro i populismi”. Il partito Unione dei democratici musulmani di Francia è nato nel 2012, per ora ha solo quattro consiglieri municipali nella regione parigina, ma sogna di poter ottenere più seggi alle prossime elezioni regionali. Nagib Azergui, fondatore e segretario, definisce assurde le teorie che vedono in futuro l’Islam al governo (come ad esempio ha immaginato lo scrittore Houellebecq) e di fronte agli attentati del 13 novembre scorso accusa i politici di aver esasperato il clima. “Chiudere le moschee, chiedere alle donne di togliere il velo: sono solo richieste che aumentano l’odio e favoriscono la nascita degli estremismi. I musulmani sono parte della nazione e devono essere protetti dallo Stato”.
Serve una mobilitazione dei musulmani contro l’Isis?
Lunedì sono andato in place de la République per il minuto di silenzio in memoria delle vittime. Ma non ero là perché sono musulmano: è quasi un’offesa doverlo specificare. Sono sceso in piazza come essere umano, cittadino e padre di famiglia. Bisogna ricordare che i musulmani fanno parte della nazione, sono integrati, contribuiscono alla vita attiva. Negli attacchi del 13 novembre tutti sono stati colpiti.
Quale soluzione proponete?
Noi abbiamo scritto al presidente della Repubblica Hollande. Vogliamo creare un fronte repubblicano che promuova una politica di coesione nazionale: basta con le dichiarazioni di parlamentari e ministri che esasperano il clima. Dall’attentato di Charlie Hebdo cosa è cambiato? Io ricordo solo l’ex ministro Nadine Morano dire che la Francia è ‘un Paese di razza bianca’.
Quindi accusate i politici di aver fomentato l’estremismo?
I musulmani sono parte della nazione e devono essere protetti dallo Stato. In questi mesi è aumentato ancora di più l’odio nella società. E così nascono gli estremismi. La prima reazione di Hollande dopo gli ultimi attentati è stata quella di chiedere che fossero chiuse le moschee. Questo serve a calmare gli animi o fa crescere la rabbia? Penso che non ci siamo fatti le buone domande.
Parlare di integrazione e poi fare un partito per musulmani non è una contraddizione?
Il nostro partito non è confessionale. La parola “musulmano” la usiamo perché è diventata un argomento politico in Francia e noi vogliamo lottare contro i cliché. Non siamo qui per islamizzare nessuno: il nostro è un Paese laico e noi lo rispettiamo.
Cosa ne pensano le altre forze politiche?
Avremmo voluto che si unissero con noi in questa difesa della laicità. Ma purtroppo vediamo che i principali partiti politici, anche l’estrema sinistra, cercano di superare da destra il Front National.
Molti hanno visto in voi la realizzazione delle previsioni immaginarie di Houellebecq, ovvero la Francia governata dall’Islam.
E’ una teoria del complotto che abbiamo sentito da molti. E’ assurdo. Noi cerchiamo di fare un lavoro pedagogico per la nazione. La laicità non vuol dire combattere le altre religioni: è uno strumento per combattere le diseguaglianze. E’ un valore fondamentale e lo Stato ne deve essere il garante.
Secondo voi la laicità è in pericolo?
Sì. Tanto per fare un esempio: una persona con il velo non rappresenta una minaccia all’ordine pubblico, ma molti pensano il contrario. Assistiamo sempre di più a fenomeni di razzismo religioso e culturale, ma se vogliamo combattere il radicalismo, se vogliamo che quello che è successo il 13 novembre non succeda mai più, serve la solidarietà. Ora il Paese ha paura dei musulmani perché sono visti come colpevoli degli attentati. Ma non si può per paura dimenticare che tutti abbiamo diritto a praticare la nostra religione.
La vostra battaglia è solo in Francia?
Servirebbe un partito come il nostro in molti Paesi. L’Europa è minata da politiche populiste. Oserei dire che i musulmani sono come gli ebrei, la storia si ripete. Noi lavoriamo perché si possano evitare gli errori che altri hanno compiuto.