Palermo, 13 gen.(Adnkronos) - Prenderà il via domani davanti al Tribunale di Caltanissetta il processo a carico di due generali dei Carabinieri, due ex investigatori antimafia come Angiolo Pellegrini e Alberto Tersigni, accusati di depistaggio. Per l'accusa, rappresentata dal pm Pasquale Pacifico, i due ufficiali oggi in pensione, avrebbero depistato le indagini per riscontrare le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Pietro Riggio. I due, in particolare, avrebbero intralciato, secondo l'accusa, il lavoro dei pubblici ministeri, che stavano cercando riscontri alle dichiarazioni del collaboratore di giustizia nisseno Pietro Riggio sulla strage di Capaci. Alla sbarra anche l’ex poliziotto Giovanni Peluso, imputato di concorso esterno in associazione mafiosa. Tersigni, 63 anni, difeso dall’avvocato Basilio Milio, e l’82enne Pellegrini hanno lavorato a lungo per la Dia. Pellegrini è stato anche uno storico collaboratore del giudice Giovanni Falcone.
Al centro della vicenda ci sono le dichiarazioni di Riggio, ex agente della Polizia penitenziaria, poi arrestato con l’accusa di essere legato ai clan mafiosi. Secondo i pm i due ex investigatori, che respingono le accuse, non avrebbero dato il giusto peso alle rivelazioni di Riggio, all’epoca loro confidente, rivelazioni che, sempre a dire degli inquirenti, avrebbero potuto portare alla cattura del latitante Bernardo Provenzano e a scoprire un progetto di attentato all’ex giudice del pool antimafia Leonardo Guarnotta. Peluso, invece, avrebbe agevolato Cosa nostra, tra l’altro favorendo la latitanza del boss corleonese.
Pellegrini, ex comandante della sezione Anticrimine, fu anche l’autore del rapporto che nel 1981 svelava gli affari del boss Bernardo Provenzano nella sanità siciliana, attraverso le forniture ad Usl ed ospedali. Il 30 novembre 2019 Riggio fu sentito, per la prima volta in un processo, nel dibattimento Capaci bis. In quella occasione parlò anche del coinvolgimento di una "donna, sui 35-40 anni, appartenente ai servizi segreti libici”. "Mi ricordo che Peluso si accompagnava con una donna - aveva aggiunto - mi disse che era una persona vicina ai servizi segreti libici" e ha ricordato di avere saputo che la compagna di Peluso "apparteneva ai servizi libici" così come “la suocera che svolgeva servizio all'ambasciata libica". "C'era un collegamento di veridicità in quello che mi diceva”, aveva sostenuto in aula il pentito.
In aula il collaboratore di giustizia Riggio aveva riferito anche quanto apprese da Peluso nel 2000 sulla "volontà di Cosa nostra di eliminare il giudice Leonardo Guarnotta", ex membro del pool antimafia di Antonino Caponnetto e all’epoca presidente della corte che stava giudicando il fondatore di Forza Italia Marcello Dell’Utri per concorso esterno a Cosa nostra. "Peluso - aveva detto Riggio in aula rispondendo alle domande dell'avvocato Salvatore Petronio - voleva essere coadiuvato in un attentato nei confronti di un giudice palermitano, il dottore Guarnotta. Le ragioni non me le disse, se non l'esigenza di rifugiarsi dopo l'attentato. Aveva anche fatto uno schizzo sull'abitazione del giudice. Io quel giorno stesso riferii dell'attentato al colonnello della Dia". Sul punto però rispetto al verbale reso ai pubblici ministeri, Riggio aveva cambiato un po' le sue dichiarazioni. Ai magistrati aveva detto: "Peluso mi disse che la 'nostra organizzazione' aveva bisogno di fare favori alla politica quando ve ne era la necessità. Segnatamente mi disse che era stato incarico a uccidere il giudice Guarnotta e che a tal fine aveva già eseguito un sopralluogo nei pressi di un 'palazzo', ritengo fosse quello dove abitava il magistrato".
Alla domanda de perché fino a quel momento non avesse mai parlato della strage di Capaci, Riggio replicò, collegato in videoconferenza: "Non ho parlato prima della strage di Capaci perché, purtroppo, ho avuto modo di conoscere il sistema dall'interno e se io ne avessi parlato prima oggi sarei un uomo morto...".
Sono complessivamente sette gli uomini in divisa accusati di depistaggio in tre diversi filoni di indagine: quattro sono i poliziotti del caso via D'Amelio, il cui processo inizierà il prossimo 21 gennaio. Un altro poliziotto è chiamato in causa per l'inchiesta sulla misteriosa donna delle stragi. E da domani alla sbarre i due ex investigatori antimafia Tersigni e Pellegrini.